Seregnopoli, l’ex moglie del dirigente suicida e le vessazioni al lavoro

Al processo sulla presunta corruzione urbanistica la donna ha ricostruito i problemi dell’uomo e la sua vita finita ai margini

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"Le vessazioni partivano dal fatto che non correva buon sangue tra mio marito e l’ex sindaco Mariani". È la ricostruzione di Maria Giuseppa Cartia, architetta ed ex coniuge del defunto dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Seregno Calogero Grisafi detto Lillo, morto suicida nel 2015, chiamata a testimoniare al processo per la presunta corruzione nell’urbanistica seregnese. A convocarla la pm Giulia Rizzo ieri alla ripresa del dibattimento davanti al Tribunale di Monza sui contestati favoritismi sull’area dismessa dell’ex rimessa per autobus Dell’Orto in via Valassina, destinata a realizzare un centro commerciale. Una concessione edilizia ritenuta dagli inquirenti oggetto della corruzione tra l’immobiliarista Antonino Lugarà e l’ex sindaco forzista di Seregno Edoardo Mazza, a cui Lugarà avrebbe in cambio procurato voti nelle elezioni del 2015. "I rapporti con mio marito si sono incrinati dal 2007 quando è stato licenziato dal sindaco di allora Giacinto Mariani e si è ammalato di depressione - ha ricostruito Giusy Cartia - Nel 2009 è stato reintegrato con la stessa mansione ma la situazione non era delle migliori. Diceva che non ci voleva più stare in quell’ufficio perché l’avevano isolato ed era nervoso perché non riusciva a mandare in porto le pratiche e i proprietari delle aree lo pressavano. Lillo stava male e alla fine ho dovuto cacciarlo via da casa perché a volte diventava violento". Lugarà è accusato di corruzione per avere offerto a Grisafi un appartamento nel suo maneggio a Inverigo. "Mio marito ci è stato un mese prima di prendere casa in affitto a Seveso - ha detto l’ex moglie - Lugarà mi ha poi detto che l’ha mandato via perché non gli piacevano le sue frequentazioni in quanto andavano ragazze dell’Est. Lillo si occupava di alcune pratiche di Lugarà così come di altri imprenditori. In quel periodo era in corso quella del supermercato, lo so perché ci eravamo incontrati in Comune e me l’aveva detto, e so che il supermercato è stato realizzato, ma non credo che questo c’entri". Giusy Cartia ha poi ricordato che "dal 2015 Lillo aveva iniziato a giocare d’azzardo e a frequentare persone poco raccomandabili. Si diceva che andava in giro a chiedere soldi ai conoscenti, ma le persone che ho contattato me l’hanno negato. Quando ho perso i contatti con lui ne ho denunciato la scomparsa, ma soltanto dopo che ho saputo che aveva lasciato delle lettere l’hanno trovato morto in casa dopo avere assunto dei farmaci".

La pm ha mostrato alla teste uno dei documenti da lei trovati dopo la morte dell’ex e consegnati ai carabinieri, dove la moglie del costruttore Giorgio Vendraminetto (che non è imputato in questo processo) prometteva 50mila euro come compenso professionale a Grisafi e un altro funzionario comunale imputato, Mauro Facchinetti, in relazione alla pratica edilizia di via Colzani. Scatenando la protesta della difesa degli imputati che quel documento non l’avevano mai visto prima d’ora. "Non ne so nulla, ho consegnato tutto perché il massimo colpevole di una rete in Comune sembrava mio marito", ha detto la teste.

S.T.