
Marco Fumagalli e la sua collezione di Vespa
Seregno (Monza) – Oltre 200 esemplari, dai primissimi dell’immediato Dopoguerra a quelli più recenti, passando per alcune chicche da veri intenditori. E poi una quantità di memorabilia, dalle fotografie ai poster del cinema, dai giocattoli a tema ai Lego, senza trascurare giornali, riviste, dépliant e libri. Uno si immagina che tutto questo si possa trovare alla Piaggio di Pontedera, là dove il mito è nato.
Invece siamo a Seregno, in piena Brianza, dove la passione sconfinata per una moto ha portato il 50enne Marco Fumagalli a creare un vero e proprio museo privato dedicato alla leggenda della strada a due ruote per antonomasia, la Vespa. In un capannone di oltre 1.000 metri quadri di sua proprietà, Fumagalli ha raccolto un numero sterminato di Vespa e di materiali collegati, dando vita a una collezione unica al mondo, messa assieme in circa 25 anni di amore e impegno. Grazie al passaparola e al giro dei Vespa Club ci sono persone che arrivano praticamente da mezzo pianeta per ammirare i pezzi scovati dal 50enne seregnese, che nella vita di tutti i giorni fa l’imprenditore nel settore della meccanica.
Quando è cominciato tutto?
"È una cosa fatta per passione, che poi è degenerata (ride, ndr). È più di vent’anni che metto assieme questi materiali, c’erano ancora le lire quando ho iniziato. La mia prima Vespa è del 1991, comprata non nell’ottica del collezionismo, ma perché era un po’ vintage: erano già gli anni in cui c’erano gli scooter automatici, il passaggio dal ferro alla plastica, dal cambio manuale a quello automatico. A 14 anni avevo una moto da enduro, all’epoca neanche la prendevo in considerazione la Vespa. Poi quando l’ho vista bene mi sono detto: ‘guarda che cosa diversa rispetto a tutto quello che c’è parcheggiato nei cortili’. Così ho iniziato a considerarla come alternativa. E la usavo per andare a scuola”.
Poi la febbre è salita...
“La malattia è nata nel 1997-1998, è lì che ho cominciato a raccogliere i modelli più vecchi”.
E come è diventata una passione?
“La passione è nata usandola, la Vespa. Cercando i modelli più d’epoca, avendo la fortuna di avere uno spazio a disposizione. Ho iniziato a smontare le vecchie Vespa, a metterci le mani sopra, a capire che pezzi servivano. Ho cominciato a documentarmi e da lì ho iniziato ad appezzarne la semplicità. Con gli anni sono arrivati i paragoni con altri mezzi, come la Lambretta, che tecnicamente è molto più complicata: la Vespa è più semplice, più spartana".
Oggi è una passione a tutto tondo?
“Sì. Il modello che mi manca c’è sempre, ma ora guardo molto anche alla documentazione, dalle fotografie ai giornali, per ricostruire la storia dei Vespa Club, dei raduni, della Piaggio e della famiglia Piaggio, del periodo in cui la Vespa è nata. Oggi è una passione che vivo molto più dal punto di vista storico che tecnico. D’altra parte quello che tiene ancora in vita la Vespa nel mondo è che viene associata all’Italia del Dopoguerra, alla ricostruzione, all’epoca del boom. E poi un altro motivo di fascino è che la Vespa ha un componente che è rimasto sempre lo stesso dal primo modello del 1946 a quando è uscita di produzione 70 anni dopo: è una chiavella, la mezzaluna che tiene il volano. Per 70 anni è rimasta quella su tutti i modelli”.
Quante Vespa conta la collezione?
"Sono quasi 200 pezzi, solo come Vespa. Poi però la collezione si è allargata anche ad altri mezzi storici della Piaggio, come l’Ape e il Moscone".
Qualche chicca?
"Ho vari modelli ed evoluzioni di nicchia: ci sono modelli da corsa d’epoca, una Vespa del 1946 che è la 71esima prodotta in assoluto. Ho anche un’auto che era prodotta in Francia da un’azienda su licenza Piaggio: si chiama Vespa 400, è una macchinina a due tempi e due cilindri. La ditta che la costruiva realizzava questa e le Vespa per il mercato francese. Di queste macchine ne possiedo quattro, di Ape una ventina abbondante".
Come ha messo assieme una collezione così imponente?
"Con il passaparola, attraverso i mercatini, le mostre-mercato in giro per l’Italia, e poi sono andato anche all’estero. Inoltre facendo parte del Vespa Club conosci gli altri club e grazie a loro si sono creati ulteriori contatti. Quando trovo una Vespa che mi attira la porto a casa e la rimetto a nuovo. Un tempo era più di moda riportare il mezzo a com’era all’epoca della sua produzione, oggi invece c’è più l’idea di conservare la storia e quindi tutti i segni della sua vita, gli adesivi e gli altri elementi aggiunti. Partendo da quelli si va a cercare di ricostruire e documentare la storia di quella Vespa".
Così è scattata l’altra parte della passione, quella per i materiali che ruotano attorno alla Vespa.
"Ho un sacco di documenti, foto, poster del cinema in cui è presente la Vespa, giocattoli, bustine di zucchero su cui è ritratta. Anche un modellino di Vespa fatto dalla Lego. Insomma, tutto quello che è legato alla storia e alla vita di questo oggetto mitico, che apre una quantità di porte e di mondi".