"Hai abortito". E pesta la moglie per anni

Donna minacciata e segregata da marito violento. Per lui solo il divieto di avvicinamento

Violenza in famiglia

Violenza in famiglia

Bernareggio (Monza), 26 aprile 2019 - L’aveva segregata in casa, impedendole di uscire da sola, se non per andare al lavoro (lo manteneva). Le controllava telefono e internet. La insultava. La picchiava, e la riempiva di messaggi di morte, rivolti a lei e alla sua famiglia. La accusava di qualsiasi cosa, anche di un aborto spontaneo che aveva patito tempo fa. E quando era arrivato quasi a soffocarla costringendola a chiudersi in macchina per sfuggire alle sue violenze, la donna, un’italiana di 43 anni, terrorizzata aveva alla fine trovato il coraggio di chiedere aiuto ai carabinieri e di denunciarlo. I militari l’avevano trovata ancora chiusa nell’abitacolo della vettura.

Si è arrivati così l’altro giorno al primo provvedimento per un cittadino egiziano di 27 anni residente a Bernareggio, finora incensurato: il giovane ha infatti ricevuto l’allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla donna. È un inizio. Basterà? La vicenda, per come è stata finora ricostruita dai carabinieri della Compagnia di Vimercate, è raggelante. Il suo protagonista in negativo, un giovane egiziano senza lavoro, a partire quantomeno dal mese di giugno del 2017 e fino a qualche giorno fa aveva sottoposto la moglie a maltrattamenti di carattere fisico e psichico continui.

Le impediva appunto di uscire di casa da sola, tranne quando doveva recarsi al lavoro. Controllava ogni suo movimento, anche virtuale, impedendole l’utilizzo del telefonino e di internet. Quando nel 2017 la donna aveva avuto un aborto spontaneo, anche questo fatto le era stato ritorto contro, contribuendo alla ridda di accuse che il 27enne le muoveva. Insieme a epiteti e frasi profondamente ingiuriose e offensive, aggredendola fisicamente e in più occasioni e inviando messaggi di minaccia. Basta rivedere il tenore di alcuni di alcuni dei messaggi più offensivi e inquietanti inviati sul cellulare della donna: «Se parli ancora vengo a casa e riempio di botte te e tutta la tua famiglia del c...». Oppure: «Quando vengo ti spacco la faccia»; «te lo giuro sulla mia famiglia, quando vengo a casa ti riempio di botte»; «tanto io non ho un c... da perdere, in carcere ci vado volentieri, per una m... come te ci vado».

Lo scorso febbraio, a seguito di un litigio sorto per via di una chat che l’egiziano intratteneva di nascosto con un’altra donna, il giovane aveva colpito con un calcio al ginocchio la moglie, prendendola poi a pugni e sberle. E quando la moglie esasperata aveva chiesto e ottenuto la separazione, lui aveva reagito strappando le carte del Tribunale, aveva colpito la donna con una mensola e puntandole un coltello alla gola l’aveva minacciata: «Ti sgozzo». Il culmine era stato raggiunto qualche giorno fa, quando dopo aver tentato di strapparle di mano il telefono, il 27enne aveva stretto le mani al collo della donna sino a farla quasi svenire costringendola poi a rifugiarsi in macchina mentre le urlava: «Me la paghi, ti ammazzo». È a questo punto che finalmente la donna terrorizzata ha deciso di chiamare i carabinieri e sporgere denuncia.