
Un'insegnante in aula
Monza, 14 settembre 2017 - Una docente di Lamezia Terme che ha ottenuto il trasferimento dalla Brianza a una sede più vicina a casa per dedicare più tempo alla sua famiglia e gli errori nei trasferimenti causati dall’algoritmo “impazzito” utilizzato dal Ministero. Sono due sentenze che arrivano dal Tribunale di Monza sul mondo della scuola che, anche quest’anno con il riavvio appena avvenuto, continua a mostrare incongruenze e problemi. Le due pronunce dei giudici monzesi della sezione lavoro riguardano gli insegnanti. Come quella con cui una docente lametina ha ottenuto l’avvicinamento in una sede più vicina alla sua residenza, dopo che il Ministero, con i trasferimenti seguiti alla normativa sulla “Buona Scuola”, l’aveva costretta a svolgere l’intero anno scolastico 2016-2017, nella sede di Giussano.
La docente veva presentato ricorso nel marzo scorso e ora il Tribunale di Monza ha accolto la tesi del difensore della donna, l’avvocato Antonello Sdanganelli, sulla prioritaria tutela della sfera esistenziale e professionale della docente, fornita direttamente dalle norme costituzionali, da valutare in maniera prevalente rispetto alle esigenze del Ministero (Miur) a coprire gli organici affidandosi ad un algoritmo.
La docente è già stata assegnata alla nuova sede che le consente di dedicare più tempo alla sua famiglia. La seconda sentenza, ottenuta dagli avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli, Marco Di Pietro e Michele Speranza, riforma i trasferimenti effettuati dal Miur con l’apposito algoritmo durante lo scorso anno scolastico e rileva come «secondo il meccanismo seguito dal Ministero l’individuazione della sede di destinazione avverrebbe in modo sostanzialmente casuale, dipendendo essenzialmente dall’ordine indicato dal docente nella domanda, con il rischio concreto che docenti con punteggio più alto trovino collocazione deteriore rispetto a docenti con punteggio più basso con conseguente violazione del principio di imparzialità».