MARCO GALVANI
Cronaca

Rottapharm, cinque giorni per una pillola meno amara

Nuovo incontro la prossima settimana, non per salvare i posti ma per ottenere condizioni più favorevoli a chi resterà disoccupato

I laboratori della Rottapharm Biotech di Monza

MONZA, 15 maggio 2020  Licenziamenti Rottapharm Biotech, altri cinque giorni di attesa. E di speranza. Non tanto per salvare il posto di 76 ricercatori (68 a Monza e 8 nei laboratori friulani) visto che il problema che l’azienda deve risolvere "non è contingente bensì strutturale e, quindi, di carattere definitivo", ma quantomeno per cercare di arrivare a un accordo economico più vantaggioso per i lavoratori. Quello di ieri con il ministero del Lavoro è stato "un incontro interlocutorio, nel quale però tutti hanno manifestato l’intenzione di trovare l’intesa", l’aggiornamento telegrafico di Tiziano Cogliati della Cisl Monza e Brianza. I dettagli sono coperti dal segreto. Almeno questa è la linea decisa da entrambe le parti – sindacati e proprietà – fino al prossimo appuntamento, sempre con il Ministero. Che, avendo ricevuto la procedura di licenziamento il 20 aprile ha spostato di un paio di giorni la scadenza della trattativa. Altri cinque giorni per andare oltre le 12 mensilità, i 400 euro per ogni anno di anzianità e un servizio di outplacement (ovvero di supporto alla ricerca di un nuovo lavoro) che l’azienda aveva offerto ai 76 ricercatori. Una cifra ritenuta "non sufficiente per il settore farmaceutico" da parte dei sindacati. D’altra parte, però, la loro controproposta è stata considerata eccessiva dalla proprietà. Pronta, comunque, a rilanciare in vista di martedì prossimo per chiudere con una via di mezzo la trattativa e il progetto Rottapharm Biotech, nato nel 2014 a seguito dello spin-off dell’intero Centro di Ricerca e Sviluppo di Rottapharm|Madaus, anche per tutelare, nel medio periodo, i ricercatori del gruppo, rispetto alla contrazione in tutto il mondo degli organici e delle strutture di ricerca delle multinazionali farmaceutiche: oltre 100 milioni di euro investiti in 5 anni senza alcun ritorno sull’investimento, oggi "non sono economicamente e strategicamente più affrontabili". Cinque anni in cui l’azienda "ha sviluppato internamente e senza contributi finanziari esterni una decina di progetti di farmaci in diverse aree terapeutiche, dalle malattie reumatologiche alla terapia del dolore, dalle malattie neurodegenerative all’oncologia. Ma nonostante l’impegno economico e le energie profuse, tutti i progetti non hanno portato a risultati concreti", è stata la spiegazione dell’azienda. E quindi, serve "con urgenza un cambiamento nel modello di business per continuare a operare sul mercato", dirottando gli investimenti su spin-off universitari e piccole biotech nazionali e internazionali.