
Vincenzo Maritati con la moglie Paola il cui nome era riportato all’interno della fede
Monza, 2 settembre 2020 - Mai dire mai. Anche quando la ricerca di un oggetto smarrito appare folle e disperata. La costanza, invece, spesso viene premiata. In questo caso ha addirittura permesso di ritrovare la fede perduta dopo 22 anni. Un’esperienza sperimentata in presa diretta da Vincenzo Maritati, 63enne giornalista che ha recentemente ritrovato l’anello nuziale perso nel 1998 in provincia di Lecco. Maritati, solerte frequentatore delle strade della provincia di Monza in quanto cicloamatore appassionato, in quella giornata fatidica aveva fatto rotta verso la Brianza lecchese per concedersi un’arrampicatina sulle pareti del Monte Barro. «La fede – precisa Maritati – riportava il nome di mia moglie, Paola, e la data del nostro matrimonio: 12 aprile 1986. A dire la verità, più di una volta mi era capitato di perderla. Mi successe pure di smarrirla in una piscina, ma infine riuscii a ritrovarla, sia pure a fatica. Quella volta al Monte Barro, prima di iniziare ad arrampicare, mi sfilai l’anello e lo misi in tasca. Quando tornai alla macchina e lo cercai, non lo trovai più. Provai subito a cercarlo ,ma senza esito. Tornai con mia moglie, ma le ricerche furono vane». Quel prato nell’area del Monte Barro, insomma, sembrava aver inghiottito per sempre la fede nuziale di Paola e Vincenzo.
Che, però, non si era mai rassegnato. «In effetti – precisa – mi ero anche informato sulla possibilità di noleggiare un metal detector per effettuare delle ricerche più approfondite. Poi, casualmente, grazie a Internet, ho scoperto che esisteva l’associazione Metal Detector Brianza. Ho contattato Fausto Chiappa, titolare di un negozio di fotografia a Galbiate, e ho chiesto il suo aiuto. Lo stesso Fausto mi ha avvisato che avremmo dovuto chiedere un apposito permesso, poiché la zona delle ricerche si trova all’interno del Parco Archeologico del Monte Barro. L’autorizzazione è arrivata in tempi brevi e così siamo partiti subito con le prime perlustrazioni». Ma i due tentativi iniziali vanno a vuoto.
«L’apparecchiatura di Fausto – aggiunge Maritati – è molto sensibile. Però, nonostante tutto, trovammo soltanto qualche pezzo di ferro e ritagli di carta stagnola». Anche la terza spedizione sembra riservare solo amare delusioni. I due ricercatori si illudono in due occasioni: dapprima riportando alla luce un tappo a corona, poi scovando sotto un sottile strato di terra una moneta da 20 centesimi. L’ultimo passaggio con il metal detector, invece, si rivela quello vincente. «A quel punto – ammette Maritati – avevano perso quasi tutte le speranze. Avevo con me un paio di bottiglie di vino da regalare a Fausto, che mi stava aiutando in maniera completamente disinteressata. Non ci sarebbe stato un quarto tentativo. Sul terreno, però, compare un anello. Lo prendo, lo ripulisco, lo esamino e mi rendo conto che è proprio l’anello che avevo perduto 22 anni prima. Io e Fausto ci siamo abbracciati. Non so se fossi più felice io che avevo ritrovato la fede nuziale o lui, che era stato determinante nel ritrovamento».