
Meglio nel Vimercatese, con Carnate al 40%, record negativo a Giussano (26%). La Cgil: "Ma i temi restano" .
Un dato di poco superiore alla media nazionale, che però non ha portato a raggiungere il quorum sui cinque quesiti del referendum su lavoro e cittadinanza nemmeno a Monza e Brianza. L’affluenza provinciale si è attestata mediamente al 32,3%, sopra la media nazionale del 30,6% e leggermente sopra quella lombarda (30,7%), con il quesito sulla cittadinanza a fare da trascinatore rispetto a quelli sul lavoro.
Un dato che piazza Monza e Brianza al secondo posto in Lombardia per partecipazione, subito dopo Milano (35,4%), ma che resta ben lontano dalla soglia del 50%+1 necessaria a rendere validi i referendum. A guidare la classifica locale è il Vimercatese, dove l’impegno al voto ha trovato risposte incoraggianti: a Carnate si è toccato il 40,3%, Vimercate ha sfiorato il 40% (39,68%), mentre Ornago, Ronco Briantino, Burago di Molgora hanno superato il 37%.
Affluenze sopra il 36% anche ad Agrate, Bellusco e Mezzago. Monza città ha fatto segnare un 35,3%, un risultato comunque significativo rispetto al contesto generale. Ben più bassa, invece, la partecipazione nell’area ovest della provincia: fanalino di coda Giussano, con appena il 26%, seguita da Seregno, Seveso, Lazzate, Briosco e Barlassina, tutte ferme poco sopra il 27%.
Per Walter Palvarini, segretario provinciale della Cgil, il dato resta "insufficiente per raggiungere il quorum", ma i numeri non cancellano il senso dell’iniziativa: "Il Vimercatese ha fatto meglio, come accade storicamente quando si è chiamati al voto. Ma i temi restano: precarietà, licenziamenti ingiustificati, infortuni sul lavoro. I problemi sono ancora lì e devono essere affrontati".
Più che una battuta d’arresto, per il sindacato è il riflesso di una crisi della partecipazione democratica. "La mia impressione – prosegue Palvarini – è che questo Paese non abbia un’idea esatta di dove stia andando. C’è un evidente problema di partecipazione. In tanti ci dicevano: tanto fanno lo stesso quello che vogliono"". Concorde con lui il segretario provinciale del Pd, Lorenzo Sala. "Sapevamo fosse una sfida complicata, ma i 12 milioni di votanti ci danno la forza per continuare a lottare – afferma il segretario dem –, in nome della difesa del lavoro per un salario dignitoso, del contrasto alla precarietà e della sicurezza. Ora è il momento della proposta".
Di altro segno l’interpretazione di Roberto Ceppi, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, che considera l’esito quasi scontato: "Un risultato che era nell’aria. Temi complessi, difficili da portare al voto popolare. Non c’è stata la partecipazione che la sinistra sperava, anche perché alcune delle leggi oggetto del referendum sono state approvate da loro stessi". Ceppi punta anche il dito sui costi della consultazione. "Peccato aver speso così tanto per un referendum che ha mobilitato il 30% degli aventi diritto – afferma –. I temi sono importanti, ma vanno affrontati in sedi istituzionali".