Luca Marziano morto in vacanza a 15 anni: patente ritirata a vita al camionista

Sentenza in Francia per l’incidente in cui fu distrutto in mille pezzi il camper di una famiglia brianzola. Nel terribile schianto perse la vita il figlio di Alessandro Marziano, piccolo imprenditore edile, e Manuela Merlini, insegnante

La tragica scena dell’incidente

La tragica scena dell’incidente

Luca era un ragazzo sensibile e pieno di vita, aveva superato il primo anno di una scuola professionale per elettricisti dai Salesiani a Sesto San Giovanni e stava andando in Portogallo per fare kitesurf. Luca avrà sempre 15 anni, anche se la sua carta di identità si è fermata al 2 agosto del 2018 sull’autostrada A54, all’altezza di Nîmes, in Francia.

Il camper su cui viaggiava con papà Alessandro Marziano, piccolo imprenditore edile, mamma Manuela Merlini, insegnante, e la sorella maggiore Marina, fu centrato e fatto in mille pezzi da un Tir. L’altro giorno, dopo 4 anni e mezzo di attesa sfiancante, è arrivata la sentenza.

Il ragazzo alla guida di quel Tir, 28 anni, è stato condannato a 3 anni di reclusione (2 con la condizionale) e, soprattutto, gli è stata tolta la patente per guidare i camion per tutta la vita. Ha provato a rendersi irreperibile e il giorno del processo non si è nemmeno presentato in aula né ha avvertito i suoi avvocati dell’udienza. A raccontarlo, mamma Manuela, che con la famiglia era lì, in quel tribunale. "Non auspicavo una condanna esorbitante, in fondo è un ragazzo - riflette amara - ma sono soddisfatta che gli abbiano tolto la patente per continuare a condurre i camion (quella normale è stata sospesa per 6 mesi): era un pericolo alla guida". Come emerso al processo, quel giorno procedevano tutti a 15-20 all’ora, c’era un ingorgo ben segnalato in quel punto dell’autostrada. "Eppure ci piombò addosso a 90 chilometri all’ora. Una distrazione inaccettabile, come sottolineato dallo stesso giudice".

La condotta del giovane camionista negli ultimi anni, anche dopo l’incidente, aveva dimostrato la sua pericolosità, fra posti di blocco saltati e patenti ritirate, "anche se lui non se ne è reso conto, continua orgoglioso a postare sul suo profilo Facebook foto alla guida di camion, non si è mai fatto vivo neppure attraverso i suoi legali per chiederci scusa". Ora un cerchio si è chiuso. "Noi altri 3 quel giorno fummo miracolati, il nostro camper andò in mille pezzi, lo abbiamo visto quando siamo andati a recuperare i nostri effetti personali, eppure nonostate ferite e lesioni pesanti, siamo tutti sopravvissuti. Persino il nostro cagnolino Ryan". Non è ancora finita. C’è un processo civile in Francia, prossima udienza a marzo, per il risarcimento. "L’assicurazione - racconta Manuela - si è comportata in modo vergognoso. Per tutta la famiglia ha riconosciuto a malapena 50mila euro di danni morali, e briciole per quelli fisici. Mio marito si fratturò il bacino e da allora non ha mai ripreso a muoversi come prima. La schiena di mia figlia è ancora un campo di battaglia, ha appena rimosso le placche che le avevano messe alle vertebre, io stessa porto ancora le conseguenze delle fratture a braccio e mano". Per non parlare del camper, era rimasta solo la cabina, "il resto era polverizzato, con tutto il suo contenuto, comprese le attrezzature sportive e le nostre biciclette. La nostra vita è stata stravolta, ora almeno l’imputato dovrebbe rifonderci le spese legali". Ma nulla sarà più come prima. Luca dorme per sempre in una tomba al cimitero di Concorezzo. "Ringrazio solo il giudice, è stato molto delicato, comprensivo e umano nei nostri confronti, non lo dimenticheremo: ha un po’ ricucito il fatto di esserci sentiti abbandonati".