Progetti di consapevolezza per guidare il proprio destino

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Dopo due anni di pandemia il Centro aiuto donne maltrattate di Monza e Brianza torna a incontrare le donne in presenza, per esortarle a denunciare la violenza, illustrando gli strumenti messi a disposizione dalla legge e dall’associazione tra consulenza psicologica, consulenza legale, avvio ai centri di prima accoglienza, orientamento al lavoro.

Prossimi appuntamenti mercoledì 18 e 25 a Villasanta (Villa Camperio) e poi a Seregno per la metà di ottobre. Dei percorsi di empowerment (consapevolezza e autodeterminazione) femminile si è parlato in un convegno alla Casa del volontariato. Annalisa Dordoni, sociologa, ricercatrice dell’università Bicocca, ha spiegato le diverse disuguaglianze e asimmetrie di genere che determinano percorsi di studio e mancata realizzazione professionale che espongono le donne a stereotipi e pregiudizi che sfociano in violenza fisica, psicologica ed economica. I pregiudizi vengono interiorizzati sin dall’infanzia e così le donne non si sentono mai abbastanza sicure.

"Durante la pandemia – ricorda la presidente Marilena Arena – sono aumenti i casi di violenza domestica e la loro percezione; nel frattempo le donne avevano perso il lavoro. Solo dopo aver ripreso una situazione lavorativa hanno trovato il coraggio di passare alla denuncia".

Il Cadom segue in media 200 casi l’anno, circa 6000 dal 1994 ad oggi, di cui l’88% vittima del partner o dell’ex partner.

La gran parte delle fruitrici dei servizi sono donne italiane (90%), residenti per il 65% a Monza e Carate (Desio 6%; Seregno 13%; Vimercate 9% ed il residuo fuori provincia) e portano con sé un carico di 169 figli di cui 114 minori che hanno assistito alla violenza nel 34 % dei casi; mentre hanno subito violenza diretta nel 2 % delle realtà e il 12 % è vittima di entrambe (assistita e diretta). Ad agire violenza è il partner o ex partner quasi nel 90 % dei casi; a seguire un parente nel 6 % delle fattispecie e un conoscente nel 4%.

Cristina Bertolini