
Cerimonia per ricordare Ettore Ferrari, reduce della Campagna di Russia
Lissone, 9 novembre 2021 - La sua piastrina di riconoscimento era rimasta là per quasi ottant’anni, nella zona di Certkovo, dove passava il fronte del Don, su cui l’allora soldato partito dall’hinterland monzese aveva combattuto per mesi nel ‘42 durante la Seconda guerra mondiale. Lui invece aveva superato i ricoveri per congelamento e dalla tremenda esperienza russa era riuscito a tornare, venendo anche decorato qualche anno fa con la Croce di guerra al merito. Ora pure quella targhetta di metallo, che era ed è un po’ la carta d’identità che i militari portano appesa al collo, è rientrata a casa, grazie a un certosino lavoro di ricerca. E domenica la piastrina è stata ufficialmente consegnata nelle mani della figlia e della nipote di quel soldato, che all’anagrafe faceva Ettore Ferrari e che si è spento a Monza nell’agosto del 2012, dopo aver abitato nell’ultimo decennio di vita a Lissone. Proprio a Lissone si è tenuta la cerimonia di riconsegna, durante le celebrazioni del IV Novembre.
Un momento che è stato l’occasione per riscoprire la storia di Ferrari, inviato sul fronte russo il 13 luglio 1942 e lì rimasto fino al 15 dicembre di quello stesso anno, coinvolto nell’operazione “Piccolo Saturno” che portò allo sfondamento da parte dei sovietici e al crollo dell’VIII Armata sul Don. Ferrari venne poi ricoverato in vari ospedali per congelamento ai piedi e alla gola e successivamente rimpatriato. La sua piastrina invece era rimasta là, finché grazie all’infaticabile lavoro di ricerca svolto da Roberto Venturini del Gruppo degli Alpini di Rivignano è stata ritrovata e l’altro ieri i rappresentanti lissonesi dell’Associazione nazionale Combattenti e Reduci e la sindaca Concetta Monguzzi l’hanno potuta ridare ai parenti del soldato brianzolo.
«Nei giorni scorsi - racconta la sindaca Monguzzi - le associazioni d’arma di Lissone hanno ricevuto una comunicazione da parte di Enia Accettura, coordinatrice del Gruppo di ricerche e recuperi di cimeli appartenuti ai soldati dell’Armir, l’Armata italiana in Russia durante la Seconda guerra mondiale: vi si diceva che era stata recuperata in Russia, sui territori di guerra di Certkovo, sul fronte del Don, una piastrina di riconoscimento italiana del soldato reduce Ettore Ferrari". Così adesso quella targhetta metallica è nelle mani della figlia di Ferrari, Luisa, e della nipote, e potrà stare accanto alla Croce di guerra al merito per la campagna sulla frontiera alpina occidentale e sul fronte russo di cui l’ex soldato venne insignito nel 2002.
"Tenere viva la memoria di chi ha partecipato al più drammatico conflitto del Novecento insegna ad apprezzare ancor di più i valori della pace e della democrazia", sottolinea Monguzzi, che insieme all’Associazione combattenti rimarca come "il ricordo e la memoria di tante giovani vite sprecate in quella immane tragedia che fu la guerra di Russia e di quelle perse nella Prima guerra mondiale devono restare impresse nella nostra mente ed essere tramandate ai giovani: solo così quelle persone non saranno morte invano".