Pedemontana, prove di ricorso

L’idea lanciata nell’assemblea di Desio: promuovere una class action degli espropriati e bloccare le ruspe

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di Alessandro Crisafulli

Le stanno provando veramente tutte, i comitati attivi da anni per cercare di bloccare l’arrivo del gigante Pedemontana sul territorio: lettere, petizioni, incontri. L’ultima idea, seppur complessa da mettere in campo, è quella di una class action da parte dei circa 25mila soggetti coinvolti dall’esproprio.

L’ha lanciata ieri pomeriggio Dario Balotta, presidente dell’Osservatorio nazionale infrastrutture e trasporti, durante l’assemblea pubblica organizzata a Desio da una decina di gruppi capitanati dal coordinamento No Pedemontana. "Ci sono numerosi profili di illegittimità nelle proroghe – ha spiegato Balotta – per questo sarebbe fondamentale che più persone possibili, tra coloro che sono coinvolte, firmasse una azione legale, con una denuncia penale per abuso d’ufficio. Gli espropri vanno annullati perché illegittimi e gli espropriati, che hanno le proprietà bloccate da 12 anni, vanno indennizzati".

Balotta ha anche posto il paragone "con due autostrade come la BreBemi e la Tem che hanno un traffico talmente scarso, minore rispetto a strade provinciali, che da 8 anni le rispettive società chiudono il bilancio in disavanzo". La class action non è ancora ufficialmente partita, ci sono alcuni avvocati che la stanno studiando, anche se sarà molto complesso raccogliere le adesioni dei diretti interessati, fiaccati da vecchi ricorsi al Tar caduti nel vuoto, con tanto di spese legali, e da ormai 12 anni di battaglia. È intervenuta anche Eleonora Evi, parlamentare europea di Europa Verde, lei stessa primattrice di alcune iniziative per arginare l’arrivo dell’autostrada: "Si tratta dell’ennesimo scempio del territorio – ha detto –. Io ho fatto diverse interrogazioni su questo progetto scellerato a livello europeo e ho inviato una lettera alla Banca Europea degli Investimenti per chiedere lumi sul finanziamento di 550 milioni di euro che è folle, visto che viene definita la banca per il clima: è evidente che la Bei non può pensare sui territori dei progetti simili in momento storico completamente diverso rispetto a quello in cui Pedemontana era stata concepita. Ho fatto anche un’interrogazione alla Commissione Europea sull’applicazione del principio di non arrecare danno all’ambiente". Sono intervenuti anche alcuni studenti del gruppo Giovani No Pedemontana, come Chiara, che ha definito la futura autostrada "un progetto criminale che mette davanti il profitto rispetto all’interesse per la comunità, rischiando di diventare una una condanna nei confronti dell’ambiente e del territorio". A fronte dello stanziamento di oltre 1 miliardo e 700 milioni di euro in buona parte messi a disposizione da Bei e Cassa depositi e prestiti, Pedemontana sembra sempre più imminente: alcuni ulteriori ricorsi potrebbero far slittare ancora di qualche mese l’avvio dei lavori a inizio 2023. "Noi dobbiamo continuare a batterci con tutte le nostre forze per il no, anche perché di fronte a un’opera del genere non esiste nessun tipo di possibile compensazione e mitigazione", ha detto Iaia Piumatti di Legambiente Desio.