Pedemontana: "Neanche il coronavirus ci terrà fermi"

Il presidente Roberto Castelli scommette sulla ripresa del traffico per il 2025, data dell’entrata in funzione delle nuove tratte

Il presidente di Pedemontana Roberto Castelli

Il presidente di Pedemontana Roberto Castelli

Monza, 23 aprile 2020 - Prima della pandemia era convinto di poter riuscire a rimettere benzina nel motore di Pedemontana e sbloccare il mega cantiere autostradale, oggi fermo a Lentate sul Seveso. Poi è arrivata l’emergenza coronavirus e con il lockdown anche il crollo dell’86 per cento del traffico sulla tratta già aperta. Ma l’ex ministro Roberto Castelli, presidente di Autostrada Pedemontana Lombarda, non si dà per vinto. Dopo avere chiuso il lungo contenzioso con Strabag, il colosso austriaco delle costruzioni con il quale Apl ha interrotto i rapporti, e avviato la gare con le quali realizzare le tratte B2 e C (dalle Groane al Vimercatese) e ricercare il partner finanziario giusto (serve ancora almeno 1 miliardo e mezzo di euro per concludere il collegamento fra l’area di Malpensa e Varese e la Bergamasca attraverso la Brianza), nelle ultime ore ha ottenuto il via libera all’aumento di capitale della società.

Il consiglio regionale ha approvato l’aumento di capitale fino a 150 milioni, di cui 37,5 milioni nel 2020, di Milano Serravalle-Milano Tangenziali SpA per favorire la capitalizzazione di Autostrada Pedemontana Lombarda. Il contributo della Regione nell’arco di cinque anni rientra nell’ambito di un’operazione complessiva di 350 milioni di euro, di cui i restanti 200 sono a carico di Milano Serravalle-Milano Tangenziali SpA, che portano il capitale sociale a 650 milioni. E ora Castelli è pronto a giocarsi la scommessa sulla mobilità del dopo coronavirus. "I primi conti si potranno fare a settembre, ma confido nella ripresa del traffico di qui al 2025, quando le nuove tratte programmate dovrebbero entrare in esercizio. Neanche il coronavirus ci può tenere fermi", dice l’ex ministro.La partita non è di poco conto: a fronte di 22 chilometri già realizzati (tratte A e B1), mancano ancora 26 chilometri (9 sulla B2 e 17 sulla C) nella zona più delicata, che attraversa i territori contaminati dalla diossina nel disastro dell’Icmesa, da bonificare, fino ad arrivare a Vimercate. E qui resta poi da decidere cosa fare dell’ultima tratta del progetto originario, la D (dal Vimercatese fino quasi a Bergamo), al momento stralciata. In molti la considerano un inutile e oneroso (sia a livello economico sia di consumo di suolo) doppione dell’autostrada già esistente.

Presidente, l’aumento di capitale spiana la strada ai lavori? "L’aumento di capitale è una condizione necessaria, ma non sufficiente. La scala è fatta di parecchi gradini e in questi due anni abbiamo dovuto superare diversi problemi".

Per esempio? "La soluzione del contenzioso con Strabag ha impegnato tutto il 2018 e una parte del 2019".

Ora però c’è il nodo economico da superare: lo Stato ci ha messo più di un miliardo, vanno trovati i soldi per continuare... "L’operazione è finanziata in project financing: il pubblico ci mette una parte dei soldi e poi si va sul mercato a cercare un prestito, ma un gradino fondamentale era l’aumento del capitale. Il piano economico finanziario prevedeva infatti un capitale sociale di 650 milioni, noi partivamo da 300. Ora siamo in grado di di fare le due gare: una per recuperare circa 2 miliardi (l’opera ne vale 1,5 ma poi c’è l’Iva), e questa è rivolta al mondo delle banche; l’altra gara è per trovare chi costruirà la strada".

Il tempo però stringe: avete un anno dall’approvazione del secondo atto aggiuntivo. "È una corsa contro il tempo, occorre finire tutto entro febbraio 2021".

Come convincerete le banche dopo il crollo del traffico? Un problema, quello della remuneratività dell’opera coi pedaggi, con cui Pedemontana si è scontrata fin dai suoi primi passi. "L’opera si regge sul traffico e nell’ultimo periodo questo è risalito. Lo dimostra il fatto che nel pezzo attualmente gestito abbiamo fatto utili per due anni. Ora è una catastrofe: abbiamo perso l’86 per cento del traffico. Ma la nuova strada entrerà in esercizio nel 2025. E qui sta il nodo. Che traffico avremo nel 2025? Cosa succederà nel post coronavirus? Quanto lo smart working che abbiamo cominciato a usare inciderà sugli spostamenti in Lombardia? E come cambierà il trasporto pubblico? Sono valutazioni che potremo cominciare a fare verso settembre-ottobre. Certo, prima del coronavirus ci avrei scommesso". E oggi ci scommetterebbe? "Il traffico tendenzialmente aumenta dell’1,5 per cento in più del Pil. Ora il Pil scenderà sotto il 10-15 per cento, ma nel 2025 potrebbe tornare a livelli pre Covid? Considerato il punto e mezzo di scarto quando apriremo le tratte B2 e C il traffico potrebbe essere ai livelli odierni. Quindi continuo a scommetterci".

Nel 2026 c’è la scadenza dei Giochi invernali. Pedemontana è ancora considerata un tassello strategico del progetto infrastrutturale? "Stiamo parlando di un’opera strategica, la più importante del momento, di cui lo Stato ha pagato il 30 per cento e che per il resto non costerà più nulla alle casse pubbliche, mentre creerà 20mila posti di lavoro".

Ma il mondo finanziario come sta rispondendo? Avete già ricevuto manifestazioni di interesse? Le prime risposte avrebbero dovuto arrivare già per il 15 aprile. "Abbiamo ricevuto manifestazioni di interesse da tutto il mondo, ma le date sono state procastinate. L’iter comincerà il 20 maggio, quando si aprirà il dialogo tecnico con chi è interessato a partecipare".

In passato è stata tentata senza risultato anche la strada dei finanziamenti europei. Oggi un doppio binario è percorribile? "Tecnicamente è possibile, ma ormai il treno è partito, chi ci salta su, ci salta su. Noi abbiamo fatto tutti i passi. Abbiamo messo a punto anche il meccanismo complesso del pagamento con il free flow e in questi anni abbiamo imparato un sacco di cose. Ora non è più un salto nel buio".