Parco Adda Nord "Un futuro poco green"

Le associazioni ambientaliste hanno presentato 28 osservazioni. La variante al Piano territoriale di coordinamento è considerata troppo blanda

di Barbara Calderola

"Protezione dei corridoi ecologici troppo debole" e più turismo "senza sufficienti valutazioni sull’impatto che avrà sull’habitat e sulle specie".

Fra le 28 osservazioni presentate alla nuova variante al Piano territoriale di coordinamento del Parco Adda Nord, ci sono anche quelle della corazzata ambientalista: le firmano, Wwf Le Foppe e Vimercatese, Terra Viva Cisl Lombardia, Legambiente Coordinamento Adda-Martesana, Circolo Il Molgora.

Insieme agli altri, anche i rilievi verdi dovranno essere esaminati dagli uffici e ricevere risposte dalla Comunità del Parco entro due mesi: "Ci auguriamo che le nostre perplessità vengano attentamente prese in considerazione – dice Fabio Cologni, storico responsabile Wwf –. E che gli uffici si adoperino per integrarle nel nuovo piano, innalzando il livello di tutela". C’è, a margine, uno scenario cambiato. Che prende il via anche dalle modifiche costituzionali dello scorso febbraio: ridefinizione in senso estensivo del concetto di biodiversità, istanze maggiori di salvaguardia delle reti ecologiche, difesa ambientale prioritaria rispetto a scelte urbanistiche ed eventuali interessi di privati.

"Richieste – evidenzia Cologni – che hanno già trovato spazio in alcune sentenze, una delle quali, del Consiglio di Stato, ha riguardato una controversia in zona vicina alla nostra".

Torniamo alle osservazioni. "Pur rallegrandosi – così i firmatari – dell’ampliamento dei confini del Parco Adda Nord, le associazioni lamentano un livello di tutela quanto mai fragile ed effimera". Ancora: "Sembra esservi nel piano una volontà di incremento di fruizione senza una compiuta valutazione degli effetti sull’ecosistema e i suoi protagonisti. Un esempio tra tutti? La mancata restauration ecology per la conservazione delle aree umide e fluviali e della biodiversità locale, peraltro in un momento di siccità".

E "blande" sono definite le previsioni di protezione delle zone di pregio naturalistico. Un tema caldo quello del monitoraggio del consumo di suolo, "argomento nevralgico in una regione come la Lombardia, che sconta una completa assenza di visione programmatica. Viene rischiosamente lasciato spazio troppo ampio alle iniziative di trasformazione da parte dei Comuni". Si lamenta anche la mancanza di incentivi "per le buone pratiche agricole". Il nuovo piano regolatore del Parco è quasi arrivato in porto a più di 20 anni dal precedente, un tentativo nel 2016 si era interrotto a causa delle traversie giudiziarie che coinvolsero il polmone verde seguite dal commissariamento nel 2017.