
Folco Paraboschi, morto a 93 anni
Monza, 16 gennaio 2021 - Fino a qualche tempo fa, lo si poteva incontrare tutti giorni mentre raggiungeva a piedi, pur a fatica, la sua libreria e laboratorio di restauro di testi antichi. Incunaboli, cinquecentine, portolani; preziose edizioni ma anche cartine e stampe d’epoca erano il suo pane quotidiano. È morto Folco Paraboschi, 93 anni, istituzione degli appassionati e collezionisti di libri antichi e rari. Il nome Paraboschi, però, scompariva dinanzi a quello con cui era più noto fra i collezionisti e fra i monzesi: il “Cigognini”. La sua storia - come raccontava lui - era cominciata nel 1731, quando un Corbetta stampatore aveva trasferito i suoi torchi da Trezzo a Monza, nel vecchio Palazzo Durini in piazza mercato, oggi piazza Trento e Trieste. "E i Corbetta stampatori si susseg uirono sino al 1894 quando l’ultimo discendente della famiglia lasciò Monza cedendo l’attività a Giovanni Luoni". Si trattava del padre della zia materna di Folco Paraboschi. "E io - ricordava - che avevo 12 anni e stavo a Piacenza e non volevo fare ogni mattina 23 chilometri in bicicletta per andare a scuola, venni chiamato da mia zia Beatrice a Monza per fare il garzone. Nel 1944, alla morte di mio zio, Angelo Cicognini, con il cui nome ancora mi chiamano, cominciai a tirare avanti l’azienda da solo e non smisi più". L’attività, incentrata soprattutto su cartolibreria e cancelleria, venne rivoluzionata dopo che un giorno Folco trovò nel solaio della vecchia casa di famiglia le ultime stampe tirate al torchio da Giovanni Luoni. Decise di cercarne altre e metterle in commercio. Il passaggio ad antiquario era ormai fatto.
Folco Parabposchi lascia la moglie Tina Paleari e 4 figli (Cinzia, Betty, Fabio e Paolo). La figlia Cinzia si è specializzata nel restauro: il negozio di famiglia - denominato Modoetia Carta - aveva cambiato diverse sedi, da via Carlo Alberto a via Zucchi a via Giusti. A non cambiare, però, era stata la passione. "Discendo - spiegava - da un Gerolamo stampatore dell’Aretino». Miniera di aneddoti sui “tesori” ritrovati. Come un’edizione del Corano minuscola (2x3 cm) rilegata in argento, stampata a Costantinopoli e portata a Monza da un cappellaio. Oppure antichi testi demoniaci venduti – malvolentieri e a peso d’oro – a occultisti che lo raggiungevano persino dall’estero. Anche negli ultimi tempi, in cui la sua attività era dovura rallentare, Folco Paraboschi. aveva continuato a incontrare amici e appassionati nella sua casa, una sorta di cenacolo in cui discutere di libri, stampe, quadri e numismatica, altra grande passione.