"Avevo questo grande tomo in bianco, da quando lavoravo nel mondo dell’editoria: non sapevo come riempirlo...". Semplice: scrivendo a mano, a penna e pastello, l’intera Divina Commedia, con tanto di cornici, disegni, schemi riassuntivi, postille varie. Quattro anni di lavoro, per 7.500 ore: se non è un record, poco ci manca. Di certo, una super impresa, quella compiuta da Paolo Mariani, desiano di 68 anni, che dopo una vita da manager e commerciante, adesso riempie la sua quotidianità con mille passioni: il calcio (ha giocato fino in Serie C con l’Aurora Desio) e l’Inter, la moto, i pendoli da riparare, i lavori artigianali con il vetro e quelli con le lattine. E, soprattutto, il Sommo Poeta.
"Mio fratello faceva il classico e ogni tanto me lo leggeva da ragazzo – ricorda –: mi piaceva, ma poi non ci ho avuto più particolarmente a che fare". Fino a quando nel 2019 chiude il negozio di oggettistica a Desio. Poi arrivano il Covid e l’isolamento a casa. "Avevo questo librone rilegato ed era un peccato lasciarlo bianco: così ho pensato a come riempirlo e mi è venuta in mente la Divina Commedia". Non uno scherzo. In realtà, già anni prima, aveva tentato l’impresa: "Sul retro avevo iniziato alcune pagine con pennino e calamaio – spiega – ma era venuto un pasticcio con l’inchiostro, quindi avevo strappato le pagine".
Nel 2020, invece, è la volta buona: nel tanto tempo libero, si siede alla scrivania, nel suo studio e inizia: "Avevo una versione volgare del testo, quella non approvata dalla Chiesa e ho preso spunto da lì per le raffigurazioni, il testo invece da una versione tascabile", dice. Tascabile, ma integrale: i 34 Canti dell’inferno, i 33 del purgatorio, i 33 del paradiso. Nella prima fase non mancano le difficoltà: "Soprattutto quella di andare dritto nella scrittura – dice –, quindi dopo un po’ mi sono costruito da solo un pantografo con le varie tacche, per allineare distanze e misure". Ora dopo ora, giorno dopo giorno, e a volte anche di notte, porta avanti le imprese di Virgilio, Paolo e Francesca, Ciacco e Ulisse. "Questa volta, come in tanti progetti che comincio, ero determinato a portarlo a termine".
Finito tutto il testo, però, con oltre 300 pagine scritte, decorate e disegnate, nel tomo ne rimanevano altre bianche. Che stonavano. E non si potevano certo stracciare. "Quindi ho aggiunto la vita di Dante, degli schemi riassuntivi, delle altre raffigurazioni e frasi", dice Mariani, arrivando fino a 356 pagine.
E a proposito di versi, uno è il suo preferito: "L’amor che move il sole e l’altre stelle", dice, sotto lo sguardo della moglie, che lo sostiene nelle sue passioni. Quando l’impresa è stata compiuta, ecco arrivare "una grande soddisfazione – sorride – ma anche un certo senso di vuoto, di smarrimento: e adesso cosa faccio?". Intanto, c’è da pensare a cosa ne sarà dell’opera: "C’è chi mi dice di donarla alla biblioteca o a un centro studi su Dante – racconta Mariani –, io vorrei che restasse nella mia città. La metto a disposizione magari per un evento, all’interno di una mostra, o anche per le scuole, ma senza che ci mettano su tutti le mani". Giustamente, si è affezionato al suo capolavoro. Ma non ha intenzione di fermarsi: "Ho un altro tomo più piccolo, sto pensando di riscrivere tutti i Vangeli".