Omicron, l’ospedale comincia a respirare

Al San Gerardo calano i ricoveri, ma non i morti, effetto del picco delle scorse settimane. Il professor Bonfanti: non abbassiamo la guardia

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di Marco Galvani

Si liberano posti letto Covid nei reparti, diminuisce il numero di ricoveri dal pronto soccorso, mentre i decessi settimanali salgono a 19 dai 17 della settimana precedente.

All’ospedale San Gerardo iniziano a vedersi gli effetti del picco di contagio avvenuto nei giorni scorsi, ma la guardia resta necessariamente alta perché la diffusione della variante Omicron potrebbe sempre comportare un aumento dei ricoveri. Allo stato attuale i pazienti in cura al San Gerardo sono 176 con un’età media di 72 anni. In particolare, 141 sono in Malattie infettive, 12 in Pneumologia, 14 in Terapia intensiva, 8 in Rianimazione respiratoria e uno in unità coronarica. Sul fronte pronto soccorso, nell’ultima settimana si sono presentate 1.413 persone, di cui 178 con sintomatologia Covid (tra queste 66 hanno avuto necessità del ricovero).

Rispetto alla settimana precedente la situazione è comunque leggermente migliorata. I pazienti ricoverati erano 192 (153 in Malattie infettive, 12 in Pneumologia, 14 in Terapia intensiva, 8 in Terapia intensiva respiratoria e 5 in altri reparti), con un’età media di 70 anni.

Gli accessi al pronto soccorso sono stati 1.393, di cui 246 di persone con sintomi Covid (94 ricoverati). "Rispetto alla settimana precedente si inizia ad assistere ad un calo dei pazienti ricoverati, espressione del fatto che il picco dell’epidemia è stato oramai raggiunto – l’analisi di Paolo Bonfanti, direttore dell’unità di Malattie infettive dell’Asst Monza –. Aumenta seppur lievemente il numero dei decessi, ma questo è un dato fisiologico in quanto si tratta di pazienti ospedalizzati da molto tempo e con le forme più gravi di malattia". Peraltro, "anche durante le altre ondate si osservava una fase in cui il numero di morti aumentava malgrado la curva epidemiologica iniziasse a scendere".

Per quanto riguarda, invece, il rapporto tra numero di nuovi positivi e ricoveri, "i dati che si stanno accumulando sulla variante Omicron sembrano effettivamente mostrare una minor aggressività dal punto di vista clinico – la lettura del professor Bonfanti – ma ne confermano l’estrema contagiosità che può determinare ancora una importante pressione sul sistema sanitario. Proprio per questo, nonostante oramai ricorrano due anni dall’inizio della pandemia in Italia e tutti si è più stanchi di fronte a questa difficile prova, è importante non abbassare la guardia e continuare ad applicare correttamente le misure abituali di prevenzione della infezione: indossare la mascherina e mantenere il distanziamento interpersonale".