DARIO CRIPPA
Cronaca

La vecchia mala di Bergamo, bimbi rapiti, gli ultras e l'agguato fallito a Monza

Emergono particolari dietro l'arresto dei tre uomini protagonisti di un tentato omicidio il 18 giugno scorso

La polizia in viale Lombardia

Monza, 9 ottobre 2020 - Un agguato finito nel sangue, un uomo ferito alla schiena da un corpo di arma da fuoco. La fuga fino a un ristorante, “aiutatemi, mi hanno rapinato”. Un racconto alla polizia che faceva acqua da tutte le parti: la presunta rapina senza prendere nulla, un gruppo di fantomatici criminali dell’Est, "zingari", mentre lui – la vittima – si era appartato con la fidanzata alla quale aveva dato il proprio scooter per fuggire dei criminali.

Davvero troppe incongruenze nel racconto reso dalla vittima di una sparatoria avvenuta la sera del 18 giugno scorso in via Fiumelatte, periferia estrema, a due passi da viale Lombardia. Cosa fosse avvenuto davvero è stato ricostruito ora dagli agenti della Squadra Mobile guidasti dal vicequestore Francesco Garcea della Questura di Monza.

Che hanno annunciato ieri mattina l’arresto di tre persone per quell’agguato: i due da cui sono arrivati gli spari – Achille Lorenzi e Sergio Luigi Cavalli -; e la loro stessa vittima, Mattia Personeni. Dietro, una storia quasi da romanzo. Innanzitutto, per il profilo dei tre personaggi. I primi due hanno 69 e 74 anni: sono criminali incalliti, alle spalle una sfilza di precedenti dalla rapina allo spaccio di droga. Vengono rispettivamente da Bergamo e Sesto San Giovanni. La loro vittima è pure lei di Bergamo, ma di anni ne ha 34 anni. Precedenti per spaccio, quest’ultima è stata di recente condannata a 2 anni e 8 mesi per spaccio (2 chili e mezzo di marijuana) e concorso in rapina al termine dell’inchiesta “Mai una gioia” della Procura di Bergamo. Mattia è un ultrà, ed è indagando sul mondo della tifoseria organizzata dell’Atalanta che emerge il suo profilo.

Ma cos’hanno a che partire ora questi tre personaggi così lontani per età ma vicini geograficamente? Da quanto appurato dagli investigatori, tutto ruoterebbe attorno a un debito da 30mila euro. Somma che il Lorenzi deve proprio a Personeni. Visto che non glieli dà, però, Personeni lo minaccia brutalmente, va a casa sua e arriva addirittura a schiaffeggiarlo davanti alla moglie del vecchio criminale. Un affronto imperdonabile, una mancanza di rispetto, per un vecchio criminale come lui, da lavarsi nel sangue.

Lorenzi prepara una trappola. Invita il 34enne a seguirlo, in una valigia vicino a un casolare abbandonato di viale Lombardia promette che “ci sono tutti i suoi soldi”. Si fa accompagnare dall’anziano amico Cavalli, precedenti pure lui. Mattia si lascia ingolosire, ma non si fida. E parte pure lui armato: con una penna pistola clandestina calibro 21; e una calotta di plastica rinforzata in testa. Di quelle da ultras, che si usano in previsione degli scontri coi rivali.

Non proprio il look di un giovane che sta per uscire con la sua fidanzata, come racconterà poi. Lorenzi e Personeni partono assieme da Bergamo su un minivan. Arrivano a Sesto dove salgono sull’auto di Cavalli. Tutti assieme vanno a prendere la fantomatica valigia. Quando sono sul posto, però, come prevedibile gli spari. Almeno due i colpi esplosi, da cui il nome dell'inchiesta "Double shot", coordinata dal sostituto procuratore Michela Versini: uno di fucile (verrà ritrovato un bossolo calibro 12), spara il 69enne e colpisce Personeni alla schiena,  il proiettile esce da un fianco e gli lede gravemente l’intestino; l’altro colpo, da una pistola, manca il bersaglio (viene trovata un’ogiva in un muretto). Poi, la fuga e la richiesta di aiuto.

Dopo mesi di indagini difficilissime (non parlava nessuno, né vittima né aggressori, anzi tentavano di depistare), ecco la verità. E il triplice arresto: per tentato omicidio in concorso per i due “anziani”; e per porto abusivo di armi clandestine per il 34 enne. Ora sono tutti e tre in carcere, a Bergamo e Monza. Resta da comprendere la natura di quel debito che ha mosso tutto. Curiosa una intercettazione, con il Lorenzi registrato mentre partla con un amico e si lamenta quasi divertito: "Stavo facendo la fine di Diabolik...". E con Diabolik il riferimento va all'ultrà della Lazio Fabrizio Piscitelli ucciso di recente in un agguato.

Droga? Rapine? Recupero crediti? Il nome dei due anziani sodali fra l’altro è legato da un altro caso del passato. Il rapimento nel 1973 del piccolo Mirko Panattoni, 7 anni, figlio di ristoratori di Bergamo: prigioniero per 18 giorni di misteriosi rapitori – il suo fu il primo rapimento di una lunga stagione di sequestri di persona avvenuta in quegli anni -, fu rilasciato dopo il pagamento di un riscatto di 300 milioni di lire. I suoi rapitori non furono mai scoperti, anche se sia Lorenzi che Cavalli finirono a un certo punto nel novero dei sospettati, dal quale furono completamente prosciolti. Fra l’altro, nel 2019, dopo una rivelazione anonima, quell’inchiesta – pur a 46 anni di distanza - era ripresa.