VALENTINA BERTUCCIO D’ANGELO
Editoriale e Commento

I negazionisti dei femminicidi

La straziante fine di Sueli Leal Barbosa mette in fila tutto quello contro cui tante donne (e tanti uomini, per fortuna) si battono quando denunciano le violenze di genere

"Ma siamo sicuri che i femminicidi siano un’emergenza?”. Questa domanda, sebbene in modi meno urbani, mi è stata posta solo qualche giorno fa, all’indomani del femminicidio di Martina Carbonaro, nell’ambito di un intenso scambio di opinioni via social con numerosi ragazzi e uomini piccati – è un eufemismo – dal fatto che si dia tanto risalto alle uccisioni di donne.

C’era chi minimizzava i numeri, chi non accettava un’accusa collettiva al genere maschile e chi, lanciandosi davvero oltre, metteva sullo stesso piano – in termini di grandezza del fenomeno – la violenza delle donne sugli uomini e quella degli uomini sulle donne.

A spegnere (per me, certo non per loro) tutto l’agitarsi di questi negazionisti, la Lombardia ha vissuto due femminicidi nell’arco di poche ore. In particolare la straziante fine di Sueli Leal Barbosa, se sarà confermata la ricostruzione di chi indaga, mette in fila tutto quello contro cui tante donne (e tanti uomini, per fortuna) si battono quando denunciano le violenze di genere: Michael, il convivente arrestato per omicidio, usava violenza nei suoi confronti, l’aveva picchiata, la voleva tutta per sé. Quindi, sì i femminicidi sono un’emergenza anche se fossero in calo rispetto al passato. Non possiamo accettare nemmeno una donna uccisa in più, perché dietro le coltellate, gli spari, le pietrate e il fuoco, c’è una cultura della sopraffazione che vorremmo vedere sradicata per sempre.