Omicidio Bovisio Masciago, il marito-killer: "Voglio vederla ancora una volta"

Le uniche parole pronunciate da Giorgio Truzzi nell’interrogatorio

Giorgio Truzzi, l'autista di 57 anni di Seveso che ha ucciso la moglie Valeria Bufo

Giorgio Truzzi, l'autista di 57 anni di Seveso che ha ucciso la moglie Valeria Bufo

Seveso (Monza), 22 aprile 2018 - «Voglio vederla ancora una volta...». Giorgio Truzzi sembra non darsi pace per aver ucciso la moglie Valeria Bufo, giovedì mattina, con un agguato scandito da quattro colpi di pistola a bruciapelo e poi dal breve viaggio verso Seveso, per costituirsi. Un tormento che lo perseguita, tanto da non riuscire a smettere di piangere. Anche ieri mattina, infatti, durante l’interrogatorio, dopo aver espresso la richiesta, è andato totalmente in crisi. Tanto che l’avvocato Patrizio Lepiane, diventato di fiducia, ha messo nero su bianco che l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Condizioni apparse molto critiche quelle dell’autista 57enne di Seveso: dopo il primo tentativo di interrogatorio davanti al gip del tribunale di Monza, Emanuela Corbetta, l’uomo era stato portato in carcere, ma direttamente in infermeria. Da lì, poi, dritto a Villa Serena, al San Gerardo, dove ieri mattina si è svolto l’interrogatorio, all’inizio del quale ha fatto fatica anche a pronunciare nome e cognome. Sotto sedativi, è apparso assente e non in grado di andare avanti. «Credo saranno necessari alcuni giorni perché torni in sé – le parole dell’avvocato Lepiane –. Saranno poi da valutare le sue condizioni mentali, un anno fa ha tentato il suicidio, ma se ne parlerà successivamente». Anche rispetto alla dinamica del delitto, l’avvocato ha precisato: «Siamo ancora nel ramo delle ipotesi, ma parliamo di un omicidio di impeto, c’è stata una discussione prima degli spari, ripresa anche da alcune telecamere che mostrano nitidamente tutta la scena». Una perizia psichiatrica potrebbe verificare se Truzzi nel momento in cui ha esploso i colpi contro la moglie, ferma al semaforo mentre andava a prendere la figlia in stazione in pausa pranzo, fosse in grado di intendere e di volere. In ogni caso, su di lui la Procura avrebbe posto non solo l’aggravante dello stato di parentela ma anche quella della premeditazione. Sul corpo della donna verrà svolta l’autopsia, anche se non sarà determinante per le indagini. Dopo l’esame, il corpo sarà riaffidato ai famigliari per i funerali.

Una tragedia che ha sconvolto i tre figli della coppia, ma anche i colleghi della donna che lavorava alla Incifra di Bovisio, i parenti, gli amici e la comunità di Seveso. Dove la coppia abitava insieme fino a qualche settimana fa. Fino alla decisione di Valeria Bufo di lasciare l’abitazione insieme alla figlia 17enne, e troncare definitivamente la relazione con il marito, vista l’escalation di litigi e le minacce già ricevute in passato. Minacce di morte che giovedì l’uomo ha concretizzato. Con una dinamica ormai chiara: la mattina ha lavorato, come se nulla fosse, poi ha seguito la moglie, di cui conosceva bene orari e spostamenti. In corso Italia di Bovisio, appena lei si è fermata al semaforo rosso, ha messo le quattro frecce, è sceso, ha aperto lo sportello e ha esploso i colpi, da distanza molto ravvicinata. Poi se n’è andato, senza cercare vie di fuga. Dritto verso la stazione dei carabinieri: «Eccomi, ho sparato a mia moglie».