Occhi puntati al cielo La campagna teme la siccità e la fuga dei giovani

L’età media di chi gestisce la produzione è vicina ai settanta, urge un ricambio generazionale. Un altro grosso problema è l’acqua, componente essenziale di questo ortaggio prelibato.

Occhi puntati al cielo  La campagna teme la siccità  e la fuga dei giovani

Occhi puntati al cielo La campagna teme la siccità e la fuga dei giovani

Gli occhi sono puntati al cielo "in attesa della pioggia".

Giovanni Vitali guida Caam, la cooperativa di asparagicoltori di Mezzago che riunisce cinque aziende agricole coinvolte più di vent’anni fa nel progetto di recupero che ha riportato il vento in poppa al settore.

"Speriamo di trovare giovani che vadano avanti. Siamo preoccupati dal passaggio di testimone", ammette Vitalia.

La stagione si apre nonostante tutto sotto i migliori auspici, ma sull’amato ortaggio pesano due incognite: la siccità, perché "non piove da un anno", e "l’eredità. Il timore è che senza giovani si perda tutto di nuovo.

L’età media di chi è andato avanti finora "è vicina ai settanta, qui non c’è traccia del ritorno all’agricoltura di tutti questi under 35 di cui si parla. Ma non perdiamo la speranza. Del resto se non fossimo stati pronti a scommettere sul progetto di rinascita della coltura con l’università, allo scoccare del nuovo millennio, oggi non saremmo qui".

"Era finito tutto negli anni Ottanta, il boom economico e le fabbriche avevano svuotato i campi e interrotto il rapporto millenario fra l’uomo e la terra – prosegue il presidente della cooperativa –. Noi da bambini, io ho 71 anni, andavamo a scuola e il centro era un immenso campo di asparagi. Poi, sono spariti. Ma quei profumi, quella fatica, quei riti, lo scorrere del tempo e delle stagioni scandito dalla produzione è qualcosa che abbiamo dentro".

A Mezzago, il ritorno in campagna ha avuto per regista le istituzioni.

"Erano i tempi della giunta guidata da Vittorio Pozzati. Senza il Comune – ricorda Vitali – non ce l’avremmo fatta e la cosa più importante della nostra star, al di là dei numeri, al di là di tutto, è che è davvero un’esperienza che fa gonfiare il petto d’orgoglio a tutti. Ad aprile e maggio il paesino si trasforma, nell’aria c’è un entusiasmo che ha contagiato anche chi si è trasferito qui da poco". Una storia antica e di sostenibilità "quando non era di moda – ancora il presidente – sulla coltivazione abbiamo unito le forze e siamo stati premiati. Le soddisfazioni sono tante, il mercato di Slow Food, a Milano, è una di quelle importanti".

La Sagra dell’Asparago Rosa 2023 si fregia della patente di Sagra di qualità appena conquistata dalla festa.

"Si tratta di un riconoscimento che arriva dall’Unione nazionale Pro loco d’Italia non solo per la valorizzazione di un prodotto, ma per l’amore e il rilancio del territorio che ne consegue. Credo che la chiave del nostro successo sia legata proprio alla genuinità, in tutti i sensi. L’asparago ha una lunga tradizione da noi, ma adesso è calato nel contesto attuale con tutti i pro e i contro".

E fra questi c’è la febbre del pianeta.

"Noi il cambiamento climatico lo viviamo tutti i giorni sulla nostra pelle, abbiamo coperto i campi per proteggere le nostre amate punte rosa, l’asparago è fatto per il 90 per cento di acqua e con la carenza che c’è possiamo solo sperare che la penuria finisca. Qui – conclude il presidente della Caam – non ci sono canali".

Da ieri è cominciata anche la vendita diretta al pubblico (Caam, via Vitelunga 1, tel. 3473403457, caam.mezzago@gmail.com; Agricola Rino, via Marconi 1, tel. 3403323680, info@agrcolarino.it).

Barbara Calderola