"Non vedo, ma insegno a danzare"

Valentina Bertani ha riscoperto durante il lockdown la passione che aveva accantonato per i suoi problemi fisici

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di Cristina Bertolini

Valentina, la prima insegnante di danza non vedente che insegna la gioia della danza anche a chi vede. La cecità non le ha impedito di realizzare il suo sogno. Era una bambina Valentina Bertani, 45 anni, di Arcore, quando ha indossato per la prima volta le scarpette e il tutù.

La musica e il ritmo li aveva nel sangue e dopo le prime esperienze nella danza classica si è avvicinata a quella moderna.

Come tante bambine degli anni Ottanta è cresciuta con il mito di Heather Parisi: ha così scoperto, oltre alla danza moderna, anche il jazz (dove è riuscita a trovare la sua dimensione), il latino americano, il pop e le danze orientali.

Giovane ha iniziato a insegnare danza, prima ai bimbi e poi agli adulti. Ma intanto i problemi di vista hanno iniziato a farsi sentire e dopo la prima gravidanza ha dovuto interrompere la danza. Ma, complice anche il lockdown, ha riscoperto il suo antico amore per l’arte coreutica e non solo: è ritornata a insegnare, diventando la prima donna non vedente, ad aver conseguito il diploma di insegnante di danza con la tecnica Simonson. Adesso è un fiore all’occhiello per l’Unione italiana ciechi e ipovedenti di Monza dove Valentina – insieme alle altre due insegnanti Virginia Fumagalli e Cinzia Manzoni – aveva dato vita al progetto Svista Dance, per avvicinare al mondo della danza anche le persone con disabilità visiva.

Perché, anche se non ci si vede, è possibile muoversi in modo armonioso nello spazio, e vivere quel senso di estrema libertà che il ritmo riesce a dare.

"Durante l’emergenza sanitaria grazie a Virginia e Cinzia mi sono rimessa in gioco - spiega - Abbiamo iniziato a cercare in rete se ci fosse qualcosa simile al nostro progetto di Svista Dance. Un progetto simile era stato avviato con successo in Brasile. Così siamo partite, certe che la danza avrebbe aiutato le persone con disabilità visiva a uscire di casa, a socializzare e magari, avrebbe cambiato la vita anche a qualcuna di loro".

Poi la scoperta del metodo Simonson, un metodo molto in voga negli Stati Uniti ma ancora poco conosciuto in Italia, che permette a tutti di danzare. "Da 3 a 100 anni - ha spiegato Valentina -. Perché, a differenza di altri metodi, non sovraccarica l’apparato muscolo scheletrico. Si impara a muoversi in modo corretto senza caricare sui legamenti".

Durante il lockdown Valentina si alzava all’alba per seguire on line le lezioni.

Poi ad aprile un volo a Barcellona per i corsi in presenza, di danza, ma anche di anatomia e biologia.

E poi, superato l’esame, l’inizio di una nuova avventura: come ballerina, come insegnante e come donna, con il grande sogno di dimostrare che le persone non vedenti possono insegnare danza senza problemi: correggere posizioni e passi esattamente come un’ insegnante normodotata.

"Nel mondo della danza, esistono ancora tanti pregiudizi - continua - Eppure, basta bendare gli occhi all’allievo per dimostragli come il collega e l’insegnante non vedente percepiscono lo spazio e il proprio corpo".

Alle ragazze e alle donne con disabilità visiva: "Uscite, non nascondetevi - consiglia Valentina - Lo sport (danza compresa) è terapeutico. Per tutti".