"Non lasciamo sole le mamme in difficoltà"

Lettera aperta dell’Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie alle istituzioni e alla società civile: "Servono aiuti e sostegno"

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di Cristina Bertolini

"Non lasciamo sole le partorienti e i genitori in difficoltà e preveniamo gli abbandoni e gli infanticidi". Questo il “claim“ della lettera aperta che l’Anfaa (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie) rivolta alle istituzioni e alla società civile. "Vogliamo esprimere una considerazione in merito all’abbandono di una neonata avvenuto il 30 agosto davanti al pronto soccorso dell’ospedale San Gerardo – scrive la presidente Sezione Lombardia Donata Nova Micucci, insieme alla presidente nazionale Frida Tonizzo – questa drammatica circostanza denota la profonda solitudine in cui i genitori evidentemente in gravi difficoltà, sono stati lasciati dalle istituzioni e da tutta la comunità. Ribadiamo l’urgente necessità che le Istituzioni preposte assumano i necessari provvedimenti per garantire alle gestanti in difficoltà, il sostegno attraverso personale adeguatamente preparato (psicologi, assistenti sociali, educatori, etc.) che le aiuti prima, durante e dopo il parto, le accompagni a decidere responsabilmente se riconoscere o meno il proprio nato e le sostenga fino a quando sono in grado di provvedere autonomamente a se stesse e, se hanno riconosciuto il neonato, al proprio figlio. Analoghi aiuti e sostegni vanno garantiti a tutti i neo-genitori in difficoltà soprattutto nei primi mesi di vita del loro neonato".

La Legge quadro ha attribuito alle Regioni il compito di trasferire ai Comuni le risorse umane, finanziarie e patrimoniali occorrenti per l’assistenza necessaria. A tutt’oggi ci sono Regioni che non hanno ancora legiferato in materia ed altre, come Lombardia e Emilia Romagna che lo hanno fatto, attribuendo però ai Comuni tali competenze, senza fornire gli strumenti per gestire problemi complessi.

Bando ai facili giudizi di condanna sulle partorienti che arrivano a compiere questi drammatici gesti: "Sono donne lasciate sole dai loro familiari e dalla comunità", sottolineano le volontarie. Invece è necessario fornire precise indicazioni sul diritto riconosciuto di partorire in anonimato, evidenziando che questo diritto non significa "abbandonare" il proprio nato, è una scelta estremamente difficile, che deve essere rispettata e che denota senso di responsabilità e di rispetto verso la vita nascente.

Niente ruote o culle termiche "degli esposti" dice Anfaa, perché incentivano i parti clandestini, visto che le donne in difficoltà economiche non possono permettersi l’assistenza per un parto a domicilio: "Le partorienti (comprese le extracomunitarie senza permesso di soggiorno) che non intendono riconoscere e provvedere al proprio nato, hanno diritto a partorire in assoluta segretezza negli ospedali e nelle strutture sanitarie, con la necessaria assistenza". L’atto di nascita è redatto con la dizione "nato da donna che non consente di essere nominata" e l’ufficiale di Stato civile, attribuito un nome e un cognome, procede entro 10 giorni alla segnalazione al Tribunale dei Minori, per la dichiarazione di adottabilità. A pochi giorni dalla nascita, il piccolo viene inserito in una famiglia adottiva, individuata dal Tribunale.