Dario Crippa
Cronaca

'Ndrangheta, imprese e Covid: appello di Libera

Lettera aperta dopo l’ondata di arresti dell’operazione Freccia: preoccupano prestiti, recupero crediti e la gestione di bar e discoteche

Una manifestazione dell’associazione Libera in centro a Monza

Monza, 16 giugno 2020 - “Per liberarsi della mafia la sola magistratura non basta”. Con questo slogan si apre la lettera aperta ai territori appena scritta dall’associazione Libera "dopo l’ennesima ondata di arresti operata dalla magistratura nei giorni scorsi (operazione Freccia, carabinieri di Monza, ndr ), che ha investito in pieno il territorio delle nostre due province di Como e di Monza-Brianza, dove si sono registrati i 3/4 del totale degli arresti". I coordinamenti provinciali di Monza e di Como dell’associazione, che da 25 anni si batte contro le mafie, non hanno dubbi: "È arrivato il momento di rendersi definitivamente conto che una efficace azione di contrasto alla presenza delle mafie nei nostri territori non può limitarsi al solo impegno di magistratura e forze dell’ordine". Perché il quadro è "estremamente preoccupante... nel territorio tra Monza e Como si segnala la presenza di quasi il 50% delle “locali di ‘ndrangheta” (8 su 18, con una consistenza media di 40-50 persone). Locali quasi esclusivamente insediate in provincia più che nelle città capoluogo e dove più facilmente è possibile entrare silenziosamente a contatto con il tessuto produttivo e politico locale, guadagnando credibilità sociale".

Ma due sono gli aspetti "che più ci preoccupano: da un lato la conferma che gli esponenti della ‘ndrangheta trovano ampia disponibilità nei settori dell’economia, dalla soluzione delle controversie tra imprenditori, al recupero crediti, dai servizi di sicurezza nelle discoteche e nei locali notturni alla ristorazione. ai bar, alle attività legate all’usura. Per non parlare delle tradizionali attività legate alla droga". "Dall’altro lato - prosegue la lettera - la consapevolezza che tutto quello che è emerso da questa indagine si è svolto nei mesi e anni precedenti al Covid-19 e all’attuale situazione economico-lavorativa". E "tanti sono stati i segnali di allarme circa i concreti rischi che le difficoltà nella ripresa post-pandemia possano favorire le attività dei gruppi criminali". Libera si chiede, "proviamo a immaginare cosa succederà". Per tutte queste ragioni "pensiamo che non ci sia più tempo da perdere, e che sia venuto il momento di un salto di qualità che veda coinvolti tutti: società e istituzioni".

Sì, ma come? Serve che "si metta a punto una strategia trasversale di contrasto, a supporto dell’attività della magistratura e delle forze dell’ordine, di strumenti di ascolto e osservazione della nostra società, costruendo sedi stabili di concertazione e coordinamento tra le istituzioni e amministrazioni che a vario titolo e con diverse funzioni operano nel territorio, a cominciare dalla condivisione dei dati e delle informazioni che ognuna di loro possiede". A dover essere coinvolti sono anche "gli enti rappresentanti del mondo produttivo, professionale e imprenditoriale, chiamati inequivocabilmente a prendere atto di una situazione che li vede coinvolti in prima persona: è venuto il momento di una presa di coscienza a cui facciano seguito scelte, decisioni e azioni anche forti e determinate, molto più che in passato".