Azienda ’ndrangheta, in Brianza terra e affari avvelenati

Il rapporto della Direzione antimafia conferma che è sempre la provincia preferita per gli 'investimenti' criminali

Incendio rifiuti a Desio

Incendio rifiuti a Desio

Monza, 11 agosto 2019 - Brianza protagonista, purtroppo. Come avviene ormai da parecchi anni. All’interno della seconda corposa relazione semestrale 2018 della Direzione investigativa antimafia, lo spazio per la Brianza è sempre piuttosto consistente, all’interno di una regione, la Lombardia, che appare quasi totalmente devastata dalla criminalità organizzata, nonostante i grandi sforzi delle forze dell’ordine e della magistratura.

I locali territoriali sono ormai noti e tutti e 6 pienamente attivi: di Monza, Giussano, Desio, Seregno, Lentate sul Seveso e Limbiate. «In particolare – spiega la Dia relativamente all’ambito lombardo – i settori commerciali con più provvedimenti prefettizi, nel semestre, risultano quelli della ristorazione, giochi e scommesse, costruzioni, autotrasporto di merci, autodemolizioni, commercio auto». C’è poi il tema dei beni confiscati, dove la Brianza, esclusa Milano, primeggia: «Alberghi, ristoranti, attività immobiliari, commercio all’ingrosso, attività manifatturiere ed edili, terreni agricoli, appartamenti, ville, fabbricati industriali, negozi, sono solo alcune tra le tipologie di beni sottratti alle mafie anche in Lombardia, concentrate, seguendo un ordine quantitativo decrescente, nelle province di Milano, Monza Brianza, Varese, Pavia, Brescia, Bergamo, Como, Cremona, Lecco, Mantova, Sondrio e Lodi».

Nel documento si meritano la citazione alcune operazioni che hanno riguardato il territorio provinciale: «Ad agosto, la Polizia di Stato ha eseguito il sequestro, in provincia di Monza Brianza, di società, immobili e conti correnti, per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro, nei confronti di un soggetto originario di Santa Caterina dello Jonio, coinvolto nell’operazione “Ulisse” del 2012, per la sua contiguità alla locale di Giussano e per i collegamenti con la cosca del catanzarese Gallace-Ruga-Leotta. In particolare, l’uomo si occupava della custodia delle armi e manteneva i contatti con i familiari degli affiliati ristretti in carcere, garantendo loro anche l’assistenza economica». A novembre, nell’ambito dell’operazione “Nebbia calabra”, la Guardia di finanza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip presso il Tribunale di Bologna a carico di 3 esponenti della cosca Iamonte di Melito Porto Salvo, accusati di intestazione fittizia di beni, con l’aggravante di aver agevolato la mafia. «Le indagini – è spiegato nella relazione - hanno fatto luce sulle attività illecite svolte da un imprenditore del settore degli autotrasporti, di origine calabrese, radicatosi già dagli inizi degli anni 2000 sul territorio emiliano, il quale ricorreva all’intestazione fittizia di aziende e società, allo scopo di schermare l’origine del patrimonio accumulato e di eludere l’applicazione di misure patrimoniali. Dalle investigazioni è emerso come parti considerevoli della provvista impiegata per l’acquisizione siano riconducibili a versamenti operati da soggetti di origine calabrese residenti in Lombardia intranei o contigui alla Locale di Desio, struttura criminale collegata alla cosca Iamonte».

Tra le operazioni citate anche quella contro la criminalità albanese: emblematica, in proposito, è l’attività conclusa nel mese di settembre dalla Squadra Mobile di Milano, che ha fatto luce su un’organizzazione criminale, composta da venti cittadini albanesi e da altri soggetti di diverse nazionalità, dediti, nelle zone di Como e Monza, allo sfruttamento della prostituzione e al traffico di stupefacenti.