Ecco chi tracciava le rotte della cocaina per la 'ndrangheta

Il brianzolo Antonello Varone, con la moglie, fermati dalla Guardia di finanza

Guardia di finanza in azione

Guardia di finanza in azione

Meda (Monza e Brianza), 1 febbraio 2017 - Tonnellete di cocaina. Tante rotte, una sola destinazione: dalla Colombia all’Italia, passando per porti come Gioia Tauro, Livorno, Napoli, Genova o l’aeroporto di Lamezia Terme, a volte attraversando Olanda e Spagna. In ballo carichi di cocaina comperati e gestiti dalla ’ndrangheta, ’ndrina Pititto-Prostamo-Jannello di Mileto. E un mucchio di emissari che fanno avanti e indietro fra Italia e Colombia, dove c’era il Cartello amico. Ma chi si occupava di negoziare, visionare la droga, la quantità e qualità? Chi gestiva le comunicazioni fra Cartello e ’ndrine? Anche un brianzolo: Antonio Massimiliano Varone, detto “Antonello”, alias “u’ cagnolo”, nato a Vibo Valentia il 5 maggio 1975, residente a Mileto in Calabria, ma di fatto domiciliato a Meda. Quando c’è da ospitare qualcuno degli emissari in arrivo proprio dalla Colombia, e bisogna trovargli un tetto in Lombardia, è il nostro Varone a occuparsene. Con la moglie Vania Luccisano, classe 1980. Entrambi destinatari (col caratese Giuseppe Vittorio Petullà) settimana scorsa di un fermo come indiziati di delitto nell'ambito della maxi inchiesta Stammer della Procura di Catanzaro. Una delle spedizioni più corpose di cui parlano le 1.730 pagine dell’ordinanza “Stammer” (55 fermi in tutta Italia) è forse quella che comincia con una spedizione-prova di 63 chili che se tutto andrà bene saliranno fino a 8 tonnellate già stoccate nel porto di Turbo in Colombia e che verranno imbarcate sulla motonave cargo Tgnike diretta al porto di Livorno. Stupefacente fornito dal Cartello rappresentato da Jaime Eduardo Cano Sucerquia, detto Jota Jota, testa di ponte fra Colombia ed Europa per la vendita di cocaina e che si avvale fra l’altro di emissari come Pineda Gomez Da Costa, alias Jhon Peludo.

Un’operazione potenzialmente grandiosa, nella quale la ‘ndrina mette parecchi dei suoi uomini migliori a disposizione: e nella quale Varone e signora sono in prima linea per la parte logistica, mentre il denaro per l’acquisto è affidato al libanese Wael Chanboura, a cui toccherà recapitarlo in Colombia. Peccato che al porto di Livorno qualcosa vada storto e la Finanza intercetti il carico e lo sequestri il 19 agosto del 2015. Quello che interessa è studiare però i movimenti compiuti da Varone per preparare la spedizione, i continui viaggi, in auto e addirittura in bus, fra Lombardia e Calabria e fra Calabria e Colombia. È Varone fra l’altro ad avere, quasi a «ostentare» - dicono gli inquirenti - un minuzioso interesse per le innovazioni tecnologiche nel settore della telefonia che garantiscono il contatto con l’organizzazione d’oltreoceano. Non a caso, proprio a lui saranno ricondotte numerose schede telefoniche e indirizzi e-mail utilizzati nel corso delle trattative. È proprio Varone poi a comprare il biglietto aereo che permette a Jota Jota di raggiungere l’Italia. E sarà lui a prendersi in carico l’emissario mandato al Nord da Jota Jota per portare a compimento la trattativa, quel Jhon Peludo di cui di parlava prima. C’è bisogno di una casa sicura? Basta andare a Giussano in un appartamento procurato da Varone o addirittura nella sua casa di Meda. Nei suoi viaggi oltreoceano, gli inquirenti si convincono addirittura a un certo punto che Varone, proprio per accertare la qualità dello stupefacente, venga ammesso addirittura nella regione dell’Urabà, enclave del Clan Usuga, organizzazione paramilitare colombiana fra le più potenti del territorio, «fortemente impegnata nel narcotraffico» tramite gang di strada che si distinguono per la loro estrema violenza. E qui Varone incontrerebbe addirittura il loro famigerato leader, Jose Ramiro Mazo, alias “Compadre”, da cui dipende il cartello in affari con i calabresi.

Vita faticosa quella di Varone, che lui stesso sintetizza in un'intercettazione sulle sue giornate in Colombia: "Il problema qui ve lo spiego io quale è. Qui partiamo alle 9 e rientriamo a mezzanotte sempre girando per loro. ... andiamo all'appuntamento, ad un altro appuntamento, ad un altro appuntamento...". Tanto che è la sua stessa moglie a lamentarsi con lui per la sua presunta posizione di marginalità: "Appena vieni dobbiamo fare un bel discorsetto... gli altri fanno i cosi e tu fai lo sciacquetto...".