Munari, gli antenati del 3D e le geniali macchine inutili

Al Must un viaggio attraverso una cinquantina di opere e invenzioni di uno dei più influenti personaggi italiani del Novecento tra arte e design

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di Fabio Luongo

Un faro acceso sul Munari artista, geniale esploratore di vie nuove, anticipatore di tempi e movimenti. Un’occasione per scoprire e vedere da vicino un lato meno frequentato di uno dei maggiori personaggi italiani del Novecento. È l’opportunità fornita dalla mostra “Munari, Arte al futuro“, inaugurata ieri al Must-Museo del territorio di Vimercate. Grazie a una cinquantina di opere provenienti da collezioni private italiane e straniere ci si può immergere a fondo nella ricerca creativa di Bruno Munari, cogliendo l’importanza della sua figura nel panorama artistico internazionale del secolo scorso. Dal celebre manifesto per la Campari alle macchine inutili, l’esposizione dà un’idea chiara di quanto, anche nel campo dell’arte, sia stato un precursore. "Una panoramica completa su Munari è quasi impossibile: è stato talmente visionario che arginarlo è praticamente impensabile – spiega la curatrice della mostra, Simona Bartolena –. Quella proposta è una selezione che dà piccole illuminazioni sul suo percorso: non c’è tutto ma c’è parecchio, più di 50 opere che vanno a toccare un po’ tutti i suoi temi, come la tecnologia, la fantasia, la sperimentazione, la curiosità per i materiali, il dinamismo e la percezione".

"Abbiamo puntato molto sulle arti visive, perché del Munari designer e pedagogo si parla di più – chiarisce Bartolena –. Ci sembrava importante parlare del Bruno Munari artista". Così, dopo una parte introduttiva sui suoi libri per bambini e sull’attività di designer, la mostra si concentra sul percorso fatto nelle arti visive, "dal Futurismo fino agli anni ‘90 – sottolinea la curatrice –. Si parla sempre di Munari come inventore, come educatore, ma anche nell’arte è stato un grande sperimentatore. Questo aspetto della sua produzione merita più rispetto: spesso non lo si paragona a un Lucio Fontana o ad altri grandi del suo tempo, invece è un artista che ha detto cose importanti".

"Quando si dice Munari in genere si pensa ai bambini, agli oggetti che ha inventato – conferma Bartolena –. Il suo lato di arte non applicata è meno conosciuto e questa mostra guarda proprio a quello". Così si incontra il manifesto ideato per la Campari, "un manifesto grande quasi 3 metri, bello e imponente e assieme a quello anche degli inediti di studi fatti sempre per la Campari, mai esposti prima – racconta –. Ci sono poi i vetrini con le “Proiezioni Dirette“, sperimentazioni che Munari faceva con le diapositive: già negli anni ‘60 aveva preconizzato l’arte digitale. Realizzava queste proiezioni che sono di fatto gli antenati del mapping in 3D. C’è un’installazione immersiva in cui si può entrare e assistere a queste proiezioni".

Non mancano le cosiddette “macchine inutili“, "strutture che riconosciamo come certi “mobiles“ di Calder, ma Munari c’è arrivato prima". "C’è inoltre una parte sulle xerografie – continua Bartolena –: quando inventarono la macchina fotocopiatrice, Munari anziché usarla per fare copie tutte uguali la impiegò per realizzare opere originali uniche. Abbiamo anche i collage futuristi. La mostra parte dagli anni ‘30, dalla gioventù di Munari, per arrivare a percorrere tutta la sua vita. È un viaggio illuminante nella sua intelligenza e genialità: Munari era un personaggio inarginabile". La mostra ha potuto contare sulla collaborazione dell’Associazione Bruno Munari e di Luca Zaffarano, "che è l’autore del sito più completo su Munari". La mostra è aperta fino al 30 aprile: mercoledì e giovedì 10-13; venerdì, sabato e domenica 10-13 e 15-19. Biglietti: intero 5 euro, ridotto 3 (residenti a Vimercate, 15-24 anni), gratuito (under 14 e persone con disabilità).