STEFANIA TOTARO
Cronaca

Seregno, morta per il ritocchino: la parola ai periti

La donna era andata in arresto cardiaco dopo l’anestesia, sotto accusa il comportamento del medico titolare dello studio

Maria Teresa Avallone

Seregno, 9 febbraio 2022 - Predisporre l’accesso a una vena per intervenire in caso di emergenza prima di procedere con l’intervento avrebbe potuto salvare la vita a Maria Teresa Avallone? È il quesito più importante a cui dovrà rispondere il collegio di tre consulenti nominati ieri dalla giudice del Tribunale di Monza Giulia Nahmias per fare luce sulle cause della morte della 39enne spirata dopo tre giorni di coma per un arresto cardiaco, che l’aveva colpita durante la preparazione con anestesia locale a un trattamento di sollevamento dei glutei. Imputato di omicidio colposo Maurizio Cananzi, che opera in uno studio di medicina estetica a Seregno.

È lì che il 5 marzo 2019 Maria Teresa Avallone, impiegata all’ufficio accettazione dell’ospedale San Raffaele di Milano e residente a Desio, si era recata per un trattamento in day hospital di rialzo dei glutei con fili sottocutanei. Non era la prima volta che si sottoponeva a piccoli ritocchi, anche con somministrazione di anestesia locale. Ma quel giorno pochi minuti dopo la somministrazione della sostanza anestetica, la donna è andata in arresto cardiaco. Immediatamente il chirurgo, che in quel momento si trovava da solo con la paziente all’interno dell’ambulatorio, ha iniziato il massaggio cardiaco e ha chiesto l’intervento del 118. Poi l’arrivo dell’ambulanza e il trasporto all’ospedale San Gerardo di Monza, dove la 39enne è stata ricoverata nel reparto di Neurorianimazione.

Ma è morta senza mai riprendere conoscenza. Secondo la richiesta di rinvio a giudizio firmata dalla pm della Procura di Monza Sara Mantovani, il chirurgo sarebbe responsabile per negligenza, imperizia e "inosservanza delle leggi guida" nel settore della medicina estetica, della morte della paziente perché "da solo, senza ausilio di personale medico o paramedico" non sarebbe riuscito a mettere in atto un adeguato intervento di emergenza a fronte di un "attacco convulsivo dopo l’iniezione" di anestetico che ha causato nella 39enne "una crisi tonica" facendola "rovinare al suolo dal lettino" a causa di un’insufficienza respiratoria.

L’imputato avrebbe quindi "omesso di controllare le vie aeree" di Maria Teresa, che ha smesso di respirare andando incontro alla morte cerebrale. Circostanze che invece sono contestate nella ricostruzione del consulente della difesa dell’imputato, che si protesta non responsabile del presunto omicidio colposo. Nella prossima udienza fissata per il 21 giugno la risposta dei periti nominati d’ufficio e poi la discussione del processo.