San Valentino: "galeotta" fu la Croce Rossa. Cinquant’anni d’amore a sirene spiegate

Annalisa e Giuseppe, monzesi, si sono conosciuti nella sede di via Pacinotti nel’72 e non si sono più lasciati. Ma non hanno neanche smesso di assistere gli altri

Annalisa Lavezzi con il marito Giuseppe Cerizza, entrambi volontari Croce Rossa

Annalisa Lavezzi con il marito Giuseppe Cerizza, entrambi volontari Croce Rossa

Monza - "La prima volta che sono andato a casa sua, con la scusa di portarle il bollino della Croce Rossa, mi sono presentato con una tuta da lavoro un po’ sporca e po’ strappata. E lei mi ha aperto con il grembiule addosso e i bigodini in testa. A sua mamma diceva che non le piacevo, ma io sono andato subito d’accordo con la suocera…".

Giuseppe e Annalisa si scambiano sguardi e sorrisi come fossero carezze. Come fosse il primo giorno in cui si sono incontrati, esattamente cinquant’anni fa nello stanzone dove si facevano i corsi per i nuovi volontari della Croce Rossa. Giuseppe Cerizza già da quattro anni guidava le ambulanze. Annalisa Lavezzi, invece, tra il 1971 e il 1972 era capitata lì insieme ad un’amica. "Ero già fidanzata – ricorda – Quando mi sono lasciata, lui l’ha saputo, ma ha impiegato due mesi per riuscire a convincermi a uscire. Continuava a telefonarmi, mi sono fatta un po’ desiderare e alla fine ho ceduto".

Sono stati fidanzati quasi due anni, poi però "non potete sapere come mi ha chiesto di sposarmi. C’era una casa di fianco alla mia che era vuota e un giorno lui mi guarda in faccia e mi dice così: ‘chiedi se l’affittano, così ci sposiamo". E così è stato. Da allora sempre insieme. Nella vita e in Croce Rossa. Che poi "è l’altra nostra famiglia. Sono venuta anche col pancione. Con entrambi i figli. Ma siamo sempre stati in squadre diverse io e Giuseppe, così uno dei due c’era sempre per i figli", racconta Annalisa, 69 anni, origini venete della provincia di Rovigo. Impiegata per 25 anni in una ditta di Cinisello, poi ha lavorato nelle mense scolastiche di materne ed elementari a Monza fino al 2015.

Giuseppe, invece, 74 anni, per una decina d’anni ha fatto l’elettrauto, dal 1970 al 1998 in Atm, poi in pensione. "Ma non abbiamo mai smesso di fare i volontari. Sempre in via Pacinotti. La sede storica della Croce Rossa. Fin da quando c’era il telefono a muro, di quelli ancora a rotella, e lì arrivavano le chiamate di emergenza. Si scriveva tutto su un pezzo di carta: se uno sbagliava un numero o il nome di una via, era finita… mica come oggi. Con la tecnologia e Areu tutto si è migliorato e velocizzato".

Allora "si usciva col camice bianco, mentre per le manifestazioni avevamo una divisa, pantaloni blu e camicia azzurra d’ordinanza. Le ambulanze erano il Fiat 1100, poi è arrivato il 238 che andava già bene, come riscaldamento e come guida. L’altro era molto leggero: se uno partiva dalla salita della stazione e accelerava un po’ forte si rigirava indietro perché il peso era tutto sul davanti". Su quei mezzi hanno incontrato tante vite. Storie non sempre a lieto fine, ma "col tempo devi imparare a conviverci". È capitato anche di far nascere qualche bimbo. Con gli anni Annalisa e Giuseppe hanno lasciato il servizio di emergenza passando ai trasporti‘ordinari e al Nucleo ristorazione in emergenza con cui sono stati anche nelle zone terremotate dell’Abruzzo nel 2009. E poi a preparare i panini per le squadre in servizio all’autodromo. Ma oggi, per San Valentino, niente Croce Rossa.

"Anche se per il 25esimo di matrimonio ci hanno regalato una festa qui in sede al piano di sopra, hanno pensato a tutto. Una sorpresa emozionante". Come quando "un giorno mi sono fermato a prendere un caffè e un signore mi ha dato in mano un vassoio di pasticcini dicendomi: lei si ricorda di me? Un po’ di tempo fa mi ha salvato la vita". Ecco, è questo il segreto di Annalisa e Giuseppe: "Fare del bene, ovunque e per chiunque. Non per la gloria. Per aiutare gli altri. Finché possiamo". Perché anche in una coppia, così come nella vita, "donare una parte di se stessi senza nulla chiedere, è amore".