ALESSANDRO SALEMI
Cronaca

Monza modello di integrazione, più di 5mila musulmani in città: "I nostri figli sono nati qui e si sentono italiani”

Tra la comunità islamica egiziani e bengalesi i gruppi più numerosi. Da un ventennio fanno riferimento al centro di via Ghilini, molte e varie le iniziative sociali

Fouad Selim, algerino, vive da 31 anni in Italia: è lui il direttore del Centro islamico di via Ghilini a Monza

Fouad Selim, algerino, vive da 31 anni in Italia: è lui il direttore del Centro islamico di via Ghilini a Monza

Monza – “Salā’m ’alaik” è la forma usuale di saluto arabo, che letteralmente significa "pace su te", indicando in sé uno dei due precetti fondamentali dell’Islam: la pace, unita all’obbedienza a Dio. La comunità islamica presente oggi a Monza è negli anni sempre più cresciuta e si può affermare senza tema di smentita che viva esattamente in quello stato di pace predicato dalla sua dottrina, grazie ad un’ottima integrazione nel territorio che la ospita.

Oggi sono circa 5mila i musulmani presenti in città, di cui la maggior parte originari di Paesi a netta maggioranza islamica. Scorrendo i dati dell’edizione 2023 di “Monza in cifre“ dell’Ufficio gestione applicativi, analisi dati e statistica del Comune di Monza, si evincono dettagli interessanti a proposito: la maggior parte sono egiziani (24%), seguiti da bengalesi (18%), marocchini (14%), albanesi (12%) e senegalesi (4,7%), ma non pochi sono anche i cingalesi (4%), i tunisini (3%), i nigeriani (2,8%) e i pachistani (2,3%).

A fare da epicentro in senso religioso e culturale per i musulmani monzesi è il Centro islamico di via Ghilini, ormai da quasi 20 anni radicato nel territorio, non molto distante dalla stazione centrale cittadina.

A dirigerlo è Fouad Selim, algerino che vive da 31 anni in Italia, prima a Ronco Briantino, e da due anni a Monza, dove ha una famiglia con 4 figli. Attualmente è proprietario e gestore di una libreria islamica a Milano. In tasca ha una laurea in Economia e commercio, ma in Italia si è adattato a fare di tutto: saldatore, tecnico per la programmazione dei macchinari e tour operator con i Paesi Arabi e del Golfo.

“A Monza mi trovo molto bene, la comunità islamica è ben integrata e la città è ben servita e ospitale – spiega il direttore –. Come comunità ci siamo trovati bene con tutte le amministrazioni, di destra e di sinistra. Da 15 anni i giovani organizzano la cena islamica per ogni fine Ramadan con le istituzioni, e il Centro al suo interno è prolifico di attività".

Da qui qualche esempio: "Oltre ai tanti momenti di preghiera, vengono qui svolti in settimana corsi di lingua araba, con una sessantina di presenze il giovedì e il sabato, corsi di lingua italiana, di bicicletta, sostegno didattico a bambini arrivati da poco in Italia, incontri tra i giovani per confronti religiosi e culturali, e vengono ospitate le scuole. Da poco è venuto in visita il liceo Nanni Valentini, ma sono venuti anche gli studenti del Porta, dell’Hensemberger e della scuola Borsa". Altre attività sono invece volte all’esterno: "Partecipiamo al progetto del Banco alimentare, in collaborazione col Comune di Muggiò, per raccogliere e distribuire pasti alle famiglie bisognose, anche cristiane, e da 7-8 anni organizziamo incontri interreligiosi".

Anche uno dei due imam del Centro, Bouchemal Hocine, conferma gli ottimi rapporti tra comunità islamica, società civile e comunità cattolica. "Siamo nella strada giusta, questo è un percorso che ora deve continuare, a partire dai giovani – osserva l’imam –. Noi che siamo qui in Italia, tifiamo per l’Italia. I nostri figli nati qui si sentono italiani. Monza è una città coesa, in cui tutti si rispettano. Non dimentichiamo poi che le cose comuni sono tantissime tra Islam e Cristianesimo. Con la comunità cattolica il rapporto è molto bello, loro vengono a trovarci per le nostre feste, e noi esprimiamo vicinanza durante le feste cristiane, facendo sempre ad esempio gli auguri di Natale". La conferma di questo viene anche dai frequentatori del Centro. "A Monza mi sono trovato molto bene, mio fratello è sposato con una donna italiana e mi ha regalato due splendidi nipotini – racconta Ibrahim Diop, assiduo frequentatore di origine senegalese –. Siamo tutti fratelli. Io sono meccanico e uno sportivo, pratico l’Mma. I razzisti qui sono una sparuta minoranza, come in ogni Paese. Sono molti di più quelli che ti trattano bene".