FABIO LUONGO
Cronaca

Dai giovani al nonnino: a Monza bussano al convento per placare la fame e la solitudine

Ogni giorno la mensa dei francescani del Santuario di Santa Maria delle Grazie accoglie gli ultimi, ma anche famiglie che non riescono più a fare la spesa

Mensa dei francescani del Santuario di Santa Maria delle Grazie

Monza - C’è Mario , un nonnino di 83 anni, e c’è Luigi, che con i pochi soldi della pensione deve scegliere se pagare le bollette di casa o fare la spesa. Ma ci sono pure i giovani, ragazzi di 23 anni che vorrebbero avere un lavoro per campare ma non lo trovano. Sono sempre di più e sono per la maggior parte italiani, che spesso un’abitazione ce l’hanno ma per pranzare devono bussare alla porta dei francescani di Monza. Anche se non mancano le persone che nemmeno un tetto hanno e che di questi tempi possono mangiare al caldo grazie all’impegno dei frati di Santa Maria delle Grazie. E poi ci sono le famiglie che ogni due settimane ritirano un pacco con i generi alimentari, che permette loro di mettere in tavola pasti decenti. Sono le storie e i volti di chi ogni giorno o quasi si rivolge alla mensa dei frati.

Quest’anno sono già arrivate a 641 persone: tra le realtà legate all’Antoniano di Bologna, la mensa di Monza risulta la più attiva della Lombardia, se si paragona il dato con quelli delle strutture di Milano, dove finora sono state accolte 395 persone da inizio 2022, o di Pavia (250 persone), di Voghera (112 persone) o Baccanello (20 persone circa). "Agiamo su due fronti – racconta Fra Celestino Pagani, che segue la mensa monzese –: abbiamo i pasti interni e i pacchi alimentari. I pasti vengono preparati dal lunedì al sabato e sono 30-35 le persone che quotidianamente si rivolgono a noi: c’è chi viene tutti i giorni, chi resta qui a mangiare e chi preferisce portarsi il pasto a casa. Ci sono pensionati, persone che hanno perso il lavoro, c’è chi ha casa ma magari non ce la fa a pagare le bollette e a comprare anche il cibo. E poi ci sono quelli che vivono in dormitorio e si fermano da noi a mangiare, così possono consumare il pranzo al caldo: per loro è anche un modo per stare assieme ad altri e parlare un po’". Gente di tutte le età e le provenienze.

«Si va dai ragazzi al nonnino Mario, che di anni ne ha 83 – spiega Fra Celestino –. Ci sono pensionati come Luigi, che ha una piccola pensione e che se paga le utenze non ce la fa per il pranzo. O ragazzi che vorrebbero avere un lavoro e non lo trovano, giovani con qualche problema e con un genitore vedovo. Per la maggior parte sono italiani, 25 su 30 che vengono alla mensa". Sono invece soprattutto stranieri quelli che ricorrono ai pacchi alimentari, persone che arrivano dall’Africa come dal Sudamerica, ma pure dal cuore dell’Europa, come i profughi dell’Ucraina. A essere aiutate in questo modo "sono 12 famiglie ogni sabato – chiarisce Fra Celestino –, 24 in tutto, che ritirano il pacco alternativamente ogni 2 settimane".