Meda, l’arbitra sedicenne salvata da papà: "L’unico ad affrontare l’aggressore"

E' successo in una partita femminile under 15. "Nessuno dei dirigenti ha mosso un dito". Durissimo il capo dei fischietti Nicchi: basta, altrimenti il calcio è senza futuro

Il fatto durante una partita di calcio a 5

Il fatto durante una partita di calcio a 5

Monza, 18 febbraio 2020 -  «Non è possibile...». Incredula, delusa, ma decisa a non mollare. Lei, la ragazzina di sedici anni, arbitro per passione, che su Instagram posa orgogliosa in tenuta gialla, è scossa dopo essere stata aggredita a fine partita perché aveva assegnato un gol sul fischio finale. Anche se oggi chi se l’è presa con lei minimizza, lasciandole una grande amarezza. "Non è possibile che l’intervento di mettermi in sicurezza sia stato messo in atto da mio padre, con la dicitura di estraneo in tribuna, e che nessuno dei dirigenti ufficiali mi abbia assicurato la corretta e dovuta sicurezza – ha affermato ieri in serata –. Persino nelle distinte era assente l’addetto all’arbitro".

Si è sentita in pericolo e non protetta. Dalla furia del mister, per quel gol convalidato (e poi in realtà tolto) sul finale di tempo. E di un genitore, che l’ha insultata e ha tentato di raggiungerla per aggredirla, prima di scappare all’arrivo dei carabinieri. "Un ringraziamento al delegato della Figc per il supporto datomi al termine della partita", dice ancora la giovane studentessa di un Liceo Sportivo del Varesotto, residente a Cesate, nel Milanese, e iscritta alla sezione Aia di Saronno. Come i suoi coetanei ha usato il web per sfogarsi. Protagonista di questo episodio di violenza è Paolo Bottazzi l’allenatore dell’U15 della Rivazzanese, in campo sabato pomeriggio a Meda, contro il Real, squadra locale. L’ha aggredita, strattonandola e il giorno dopo ha provato a smussare la portata del gesto: "Non era assolutamente mia intenzione fare del male e neppure spaventare l’arbitro – dice –. Volevo solo richiamare la sua attenzione e chiederle spiegazioni per la sua decisione. Il mio errore è stato solo quello di metterle una mano su un braccio: avrei dovuto parlarle con le mani dietro la schiena", dice il 35enne, che ora rischia.

Ieri sera era in programma un vertice tra la famiglia della giovanissima e gli esponenti della Figc per valutare come procedere. Il padre, che ha visto tutte le incredibili scene del sabato pomeriggio, non ha ancora sporto querela, ma i carabinieri indagano. Il caso, intanto, ha creato indignazione e sgomento, anche ai vertici delle istituzioni sportive: "Tutto questo avviene – afferma Marcello Nicchi, presidente dell’Associazione italiana arbitri – nel momento in cui è massimo l’impegno di Aia, Federazione e Leghe per debellare nel calcio razzismo e violenza, soprattutto contro le donne. È ora di intervenire in modo duro perché altrimenti il calcio non avrà futuro". "È inammissibile che accadano episodi del genere – ha dichiarato con fermezza il presidente della Lega Nazionale Dilettanti, Cosimo Sibilia –: non solo perché la violenza è ingiustificabile a prescindere, ma nel caso specifico perché commessa nei confronti di una ragazza di appena 16 anni, alla quale voglio esprimere la mia più sincera vicinanza e di tutta la lega. Educatori e genitori devono dare l’esempio".