"Maturità, parola d’ordine no stress"

Il decalogo del professor Mantegazza per studenti, genitori e docenti: "La maratona di studio non serve"

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di Cristina Bertolini

Maturità: istruzioni per l’uso. Ha un consiglio per tutti il professor Raffaele Mantegazza (docente di Pedagogia, Università Bicocca): ragazzi, professori e genitori. Gli non devono preoccuparsi troppo, la maturità è da affrontare con serenità: le tre prove vanno viste come opportunità per presentare la propria preparazione, ampliando la base di valutazione rispetto al solo l’orale di due anni fa. Non forzare i ritmi di studio, ma come in ambito sportivo, negli ultimi giorni è meglio puntare su un “defaticamento“: va bene un rapido ripasso anche con amici. La maratona di studio non serve né a breve per la maturità, ma neanche nella carriera universitaria.

"Ai genitori - raccomanda Mantegazza - non accompagnate i ragazzi agli scritti. A 19 anni devono andare da soli. Abbiate un approccio serio, ma sdrammatizzate: a tavola parlate d’altro. Dopo ogni scritto non assalite i ragazzi con la famosa frase “com’è andata“". Il pedagogo sconsiglia fortemente i genitori dal mettersi a programmare la tabella di ripasso con i propri figli: "A 19 anni - dice - un giovane adulto è perfettamente in grado di farsi la propria pianificazione. E se poi arriva meno preparato, valuterà i propri errori e imparerà ad evitarli".

L’esperto valorizza anche l’aspetto sociale dell’esame di Stato: ben vengano i messaggi motivazionali della vigilia, fra compagni, aspettarsi fuori per scambiarsi le impressioni, perché l’esame non sia solo un fatto personale, ma un momento di condivisione. In questo senso Mantegazza suggerisce ai ragazzi che l’esame finale sia occasione per appianare precedenti screzi e conflitti. "Trattandosi di una prova di passaggio che chiude un’esperienza durata 5 anni - spiega - sarebbe giusto provare a superare precedenti antipatie e scontri, per aiutarsi nel passaggio".

Ai docenti il professore ricorda l’importanza della Maturità come momento per far emergere i punti di forza dei ragazzi, evitando di accanirsi sui punti di debolezza: "Lo scopo dell’esame non è scoprire l’errore - ricorda - ma valorizzare le positività". Poi si terrà conto in sede di valutazione anche delle lacune, ma durante il colloquio non serve mortificare il candidato".

Mantegazza lo scorso anno è stato presidente di commissione e ricorda che prima dell’orale si riservava da 3 a 5 minuti a quattr’occhi con ciascun candidato per una chiacchierata motivazionale: "La maturità può essere anche un momento di orgoglio, come segnare un rigore. Ciascuno può dire: “Adesso tocca a me dimostrare chi sono“. Occorre caricarsi di adrenalina positiva e non di angoscia da prestazione". Sono sempre di più i ragazzi che assumono sostanze per migliorare la memoria o per non dormire e continuare a studiare ad oltranza: "Nulla di più sbagliato - dice il prof - un esame è un momento della vita, i neuroni bruciati sono persi per sempre. Al termine dell’orale, suggerirei ai ragazzi di auto valutarsi: con un’amico o da soli, avere il coraggio di trovare qual è stato il momento in cui si sono sentiti meglio (per replicare quella modalità in futuro) e di riconoscere i propri punti di fragilità".