Massimo e il bar della chiacchiera Vent’anni per mettere Monza in bici

L’impegno dell’associazione di cicloambientalisti contro il traffico e "la politica che trascura la mobilità lenta"

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di Cristina Bertolini

Monza in bici compie 20 anni nel segno della mobilità a due ruote. "Era il 2001 e andavo spesso a Sesto in bici, fra traffico e disagi – ricorda Massimo Benetti, primo presidente dell’associazione cicloambientalista –. Peppino Motta raccolse la mia lamentela. Ci trovavamo “al bar della chiacchiera“ e fantasticavamo di quanto sarebbe stato bello se Monza fosse diventata una città a misura di bicicletta. Quindi nel 2002 abbiamo detto “partiamo!“ e in cinque amici abbiamo fondato il primo nucleo dell’associazione con l’obiettivo di sensibilizzare amministratori pubblici e cittadini sulla necessità di aumentare e collegare le piste ciclabili e di rallentare il traffico".

In questi anni gli attivisti hanno incontrato tutti i sindaci - Michele Faglia, Marco Mariani, Roberto Scanagatti e Dario Allevi - e ora alla nuova Giunta di centrosinistra hanno chiesto di creare una zona nel quartiere di Triante come progetto pilota di circolazione a 30 chilometri all’ora. Nel frattempo non si sono mai fermate le iniziative di cicloturismo e le gite per i bambini oltre all’attività di censimento delle biciclette. In città ne circolano circa 6mila, soprattutto per gli spostamenti brevi. Eppure, sottolinea Benetti, "le diverse Amministrazioni hanno dimostrato di non aver capito l’appello a incrementare la mobilità ciclistica. Tant’è che i 30 chilometri di piste ciclabili presenti in città sono fatti male e pericolosi o vanno via via a sparire per incuria". La Giunta Mariani, ad esempio, "ha eliminato la ciclabile Monte Cervino-Monte Bianco. Oppure recentemente sono state istituite le piste ciclabili di viale Lombardia che collega con Brugherio e poi quella di via Borgazzi: la prima ha 5 attraversamenti in 500 metri, negli svincoli verso la tangenziale. L’altra si trova in mezzo alle corsie, sul marciapiedi, ma senza protezione.

Se il ciclista cade dal marciapiedi viene arrotato dal traffico pesante. Fatta male anche la ciclabile di via Correggio con saliscendi e strettoie difficili da percorrere". E ancora è stata cancellata dalla mancanza di manutenzione la pista di via Quintino Sella: niente più segnaletica né cartello. Invece su viale Regina Margherita rimangono gli scomodi archetti che ostacolano il passaggio. In via Europa la pista che potrebbe collegare via Cavallotti e via Marsala, invece inizia e finisce nel nulla, come quella in via della Birona. Da anni gli attivisti chiedono che venga tracciata una ciclabile in corso Milano, con doppia riga, bianca e gialla, invalicabile alle auto. Negli anni l’associazione ha raggiunto quasi i 400 iscritti, prima dell’epidemia Covid; ora sono 250 in incremento. Quest’anno la prima presidente donna Saveria Fontana.