Luca Attanasio ucciso in Congo, il Governo non è al processo. Il padre: “Speriamo si costituisca parte civile”

Nel frattempo, la posizione di uno dei due imputati rischia di essere stralciata perché l’uomo risulta irreperibile

Luca Attanasio in Congo

Luca Attanasio in Congo

Monza, 25 maggio 2023 –  “Speriamo che il governo italiano si costituisca parte civile, non per una questione risarcitoria ma di etica e dignità, perché non dimentichiamo che sono caduti in servizio due servitori dello Stato”. E’ quanto ha detto Salvatore Attanasio, padre dell'ambasciatore italiano ucciso insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci, uccisi in Congo il 22 febbraio 2021, al termine dell'udienza preliminare a Roma commentando l'assenza dell'avvocatura dello Stato. “Ancora c'è tempo e la speranza è l'ultima a morire'” ha aggiunto. '”Speriamo che il processo vada avanti e soprattutto che alla prossima udienza ci sia l'avvocatura dello Stato'” hanno sottolineato i legali dei familiari del carabiniere Iacovacci, gli avvocati Giovanna Passiatore e Loriana Porsi. 

Nel frattempo, il processo rischia di 'restare a metà'. La posizione di uno dei due imputati, infatti, rischia di essere stralciata. Si tratta di Mansour Luguru Rwagaza, che insieme a Rocco Leone è accusato di omicidio colposo. Entrambi sono funzionari del Pam, ossia il programma alimentare mondiale. I due sono gli organizzatori della missione del nord del Paese africano durante il quale i due italiani furono uccisi, e - secondo l'accusa - avrebbero omesso alcune cautele. I difensori di Rwagaza, gli avvocati Michele e Alessandro Gentiloni Silveri, nel corso della prima udienza di fronte al gup di Roma, nell'aula A del tribunale di piazzale Clodio, hanno infatti sollevato un'eccezione riguardante l'irreperibilita' e la mancata notifica degli atti all'imputato.

Secondo la difesa, la notificazione dovrebbe essere fatta di nuovo dalla Procura nel luogo di lavoro dell'indagato. Per l'accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, questa ipotesi comporterebbe soltanto un allungamento dei tempi, a causa dell'inesistenza di convenzioni con la Repubblica del Congo e poiche' il Pam non riconoscerebbe la giurisdizione italiana per i suoi funzionari, che godrebbero di immunita' diplomatica. Il Pam, infatti, nel 2021 avrebbe riconsegnato all'Italia l'atto di chiusura delle indagini che era stato notificato ai due indagati dalla procura.

Il giudice delle indagini preliminari si eè riservato, sia sull'eccezione della difesa che sulla richiesta della procura di emettere un decreto di irrepiribilita' nei confronti dello stesso Rwagaza. Il processo riprendera' il 1 giugno.