Luca Attanasio ucciso in Congo: condannate all’ergastolo le 6 persone accusate dell'omicidio dell’ambasciatore

La procura militare di Kinshasa aveva chiesto la pena di morte, contrari i familiari e lo Stato italiano. Alla sbarra cinque imputati, il capobanda è latitante

L'arresto dei presunti killer e l'ambasciatore Luca Attanasio

L'arresto dei presunti killer e l'ambasciatore Luca Attanasio

Limbiate (Monza Brianza) – Le sei persone accusate dell'omicidio dell'ambasciatore d'Italia in Congo, il brianzolo Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell'autista Mustapha Milambo, sono state condannate all'ergastolo da un tribunale congolese.

La procura militare di Kinshasa aveva chiesto la pena di morte per i sei. Un’eventualità a cui si erano opposti lo Stato italiano, parte civile al processo, e gli stessi familiari di Attanasio, i genitori come la moglie. "Non entriamo nel merito del processo, esprimiamo solo soddisfazione per l’accoglimento della nostra richiesta di non infliggere la pena di morte, contraria ai nostri principi”, ha commentato Salvatore Attanasio, papà di Luca.

Alla sbarra c'erano cinque imputati mentre un sesto, il capobanda, è latitante. La pubblica accusa aveva chiesto la pena di morte anche se da vent’anni nella Repubblica democratica del Congo vige una moratoria di fatto che vede commutare le sentenze capitali in ergastolo. La difesa aveva chiesto invece un'assoluzione per non aver commesso il fatto o almeno per dubbi sulla responsabilità degli accusati.

Luca Attanasio in Congo
Luca Attanasio in Congo

Questi, arrestati nel gennaio dell'anno scorso, dopo iniziali ammissioni si erano poi dichiarati innocenti sostenendo di essere stati spinti a confessare con la violenza, circostanza negata dall'accusa. L'Italia, quale parte civile e Paese fortemente contrario alle esecuzioni, aveva chiesto che venisse inflitta direttamente una giusta pena detentiva. La sentenza è appellabile.

Il 43enne Attanasio, il carabiniere Iacovacci e l'autista Milambo erano stati feriti a morte da colpi di arma da fuoco in un'imboscata tesa da criminali a un convoglio del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam) con cui viaggiava nella provincia di Kivu Nord, area da trent’anni ad alto rischio per la presenza di decine di milizie. Processati per omicidio, associazione a delinquere e detenzione illegale di armi e munizioni da guerra, i sei congolesi durante le udienze erano stati descritti dall'accusa come componenti di una “banda criminale” dedita alle rapine di strada e che voleva rapire l'ambasciatore a scopo di riscatto ma che poi l'aveva ucciso assieme ai due suoi collaboratori.