STEFANIA TOTARO
Cronaca

L’innocenza del capo "Scandalo Polstrada? No, attento a non avere posizioni inopportune"

Le motivazioni della sentenza che ha assolto Gabriele Fersini dall’ipotesi di corruzione: la sponsorizzazione del figlio nelle gare di kart in cambio di presunti controlli più morbidi.

di Stefania Totaro

"Ho sempre distinto in modo netto la mia qualifica e funzione di pubblico ufficiale dal mio essere padre, dunque interessato all’attività sportiva di mio figlio, motivo per cui in questo secondo ruolo non ho mai vestito la divisa, ricevuto nulla negli uffici e sempre preteso che anche gli scambi di mail fossero con mio figlio, anche se io lo rappresentavo in quanto minorenne". L’ex comandante della polizia stradale di Seregno Gabriele Fersini era accusato di corruzione per avere accettato sponsorizzazioni al figlio pilota di go kart in cambio di un occhio di riguardo su eventuali sanzioni per violazioni del codice della strada.

Ma è stato assolto insieme agli imprenditori coimputati Emilio Giussani, Ivano Santambrogio e Salvatore Rombolà dalla gup del Tribunale di Monza Silvia Pansini, che ora nelle motivazioni della sentenza sostiene che, come lui stesso ha raccontato nel corso del processo con il rito abbreviato, "non emerge nulla di anomalo, tantomeno di penalmente rilevante, a carico di Fersini, che anzi si preoccupa, soprattutto per il ruolo pubblico rivestito, di evitare di assumere posizioni inopportune e che tutto venga fatto secondo le regole". I pm monzesi Salvatore Bellomo e Michela Versini avevano chiesto per tutti la condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione. Hanno invece sempre negato le accuse gli imputati, difesi dagli avvocati Massimo Bordon, Alessandro D’Addea, Massimiliano Redaelli e Perla Sciretti, che hanno fatto anche leva sul fatto che il Tribunale del Riesame di Milano aveva subito annullato per mancanza di gravi indizi di colpevolezza le ordinanze cautelari agli arresti domiciliari. La difesa ha anche dimostrato che le sponsorizzazioni erano effettive e documentate (non in contanti come inizialmente ipotizzato) ma non vi era prova di alcun beneficio arrivato agli imprenditori nella gestione della polizia stradale da parte del comandante. "Il meccanico che segue il figlio di Fersini - ricostruisce la giudice nella motivazione della sentenza - propone a Fersini di farsi dare i contanti, ma lui rifiuta dicendo che non lo può assolutamente fare, data la sua posizione". Non provato, ma casomai smentito, alcun trattamento di favore, secondo la giudice. "Fersini, pur interessato in tempo reale sul controllo a carico di un mezzo da parte di un suo collega, non fa assolutamente nulla perché non venga elevata la contravvenzione e anzi rassicura più volte il collega ribadendogli che deve fare ciò che il dovere d’ufficio gli impone". Almeno non da parte di Fersini perché dall’indagine "emergeva l’esistenza di un’area di corruzione da parte di altri soggetti all’interno della polizia stradale di Seregno". Nella stessa udienza preliminare la giudice ha accolto il patteggiamento a 2 anni con la pena sospesa per altri due imputati, un poliziotto della stradale seregnese e un’avvocata monzese del Foro di Milano per l’accusa di procacciare alla legale soggetti intenzionati a proporre ricorso alle sanzioni elevate dal loro stesso ufficio per guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di droghe in cambio di una percentuale della parcella. Mentre sono stati rinviati a giudizio e saranno processati a gennaio un altro collega poliziotto e un imprenditore, a loro volta imputati per corruzione per presunti invii da parte dell’agente della stradale al titolare dell’autofficina desiana di automobilisti fermati per mancata revisione della vettura e il poliziotto anche di avere fatto ricerche private sui database dell’ufficio. Circostanze ritenute non veritiere dagli accusati.

Confermata infine dalla gup l’inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche che la Procura monzese aveva sul tavolo per via di una delle inchieste sulla presunta Seregnopoli dell’urbanistica, anche se "non è per questa questione che si è giunti all’assoluzione".