ALESSANDRO CRISAFULLI
Cronaca

L’influencer “in gaina”: Filippo Champagne fra drink, scommesse e un sogno nel cassetto

Ha iniziato per gioco a raccontare i suoi vizi e le sue serate sui social. Adesso il suo profilo è seguito da oltre 400mila persone di tutte le età. "Ai giovani dico di usare la testa. Ho popolarità, ma vorrei una famiglia"

Filippo Champagne

Filippo Champagne

Già fatto l’aperitivo?". "No, oggi niente, non sto bene. Sono a casa, tranquillo". Chiamare Filippo Romeo in arte “Champagne” alle sei di sera e non trovarlo in qualche locale della movida con un calice in mano è sorprendente. Come soprendente, del resto, è la storia - e forse la vita - di questo ragazzone monzese classe 1976 che, tra un drink e una scommessa, iniziando per gioco, è diventato un vero e proprio idolo di adolescenti e giovani. I vizi che diventano storie, le storie che diventano follower. Senza filtri, senza ipocrisie. Fino a trasformarlo in un “influencer del sabato sera”, con ben 400mila persone che seguono su @filippochampagnereal le sue imprese ad alto rischio di default e di sbronza. "Questo è il mio stile, questo sono io, ma i giovani sanno benissimo, glielo ripeto spesso e lo ribadisco ancora, che non devono prendermi come esempio – dice, con il cuore in mano –. Devono imparare a divertirsi, a bere, a scommettere, se proprio devono, con la testa sulle spalle". Un po’ come mostrare, attraverso i social e con un linguaggio originale e divertente, cosa non bisogna fare, o meglio a quali eccessi non bisogna arrivare.

Cosa voleva fare, da giovane, Filippo Champagne?

"Ho studiato ragioneria. Poi ho fatto un corso di tre anni in Svizzera per diventare regista cinematografico. Ho iniziato a fare i primi cortometraggi, non erano male. Poi, in realtà, non ho mai lavorato. Ho dato qualche volta una mano a mio padre, nell’agenzia di consulenza auto, ma poca roba. Per fortuna, grazie ai miei genitori, che adoro e non finirò di ringraziare, sono sempre stato bene".

Quando ha iniziato a esplorare il mondo dei social e soprattutto a raccontare il tuo stile diciamo senza freni?

"Un po’ di anni fa, frequentavo una ragazza di Peschiera Borromeo. Io già amavo bere lo champagne e fare un po’ lo scemo. Lei mi disse, ‘sai che se pubblichi sui social queste cose, spacchi?’. Io non ci credevo tanto, ma poi ho provato. Prima su Facebook, poi su Instagram, dove ho iniziato a volare. Un primo profilo me l’hanno bannato a causa dei tanti hater, con quello nuovo sono a 400mila follower, tutti veri, non comprati. Aveva ragione lei".

Ha creato un vero e proprio slang che ha conquistato e fa divertire i ragazzi: ‘Attension please’ per richiamare l’attenzione; ‘andare in gaina’ quando si è su di giri per l’alcol; ‘ballarsi la fresca’ con le scommesse... quali sono le chiavi del suo successo?

"Sicuramente il fatto che sui social sono me stesso. Non sono costruito come tanti influencer. Quello che faccio e penso, poi mostro e dico, fregandomene di hater e critiche. Senza dimenticare il mio amico Nevio ‘lo stirato’, ci siamo conosciuti a giocare ai cavalli e siamo quasi inseparabili".

Come risponde a chi la critica perché non è un modello per le nuove generazioni? Sa benissimo quanto il gioco possa portare a dei rischi, così come l’alcol in eccesso.

"Io sono ludopatico, non lo nascondo. Gioco soprattutto ai cavalli e al casinò. Io se ho 100 mi gioco 110, sono così. I ragazzi non giocano di più del normale perché seguono Filippo. I ragazzi giocano, tutti, non dobbiamo chiudere gli occhi. E non solo i giovani. Dai 16 anni fino agli anziani, è tutto una scommessa, dal calcio ai gratta e vinci. Ma io sono molto chiaro con i giovani: non dovete ballarvi tutti i soldini che avete, magari una piccola parte per divertirvi, il resto spendetelo in altro modo o mettetelo da parte. Anche perché alla lunga, al gioco, si perde. State tranquilli che si perde".

E per quanto riguarda l’alcol?

"Io non mi drogo e non sono alcolizzato. A me piace bere bene, tanto, ma bene, di qualità, anche bottiglie da 2mila euro. Io adoro andare in gaina, quell’eccitazione che hai mentre brindi. Ai ragazzi consiglio di bere il giusto, senza esagerare, e vini di qualità. Meglio fare una colletta e assaggiare qualcosa di buono, piuttosto che schifezze. E poi, soprattutto, dopo aver bevuto non guidate mai, assolutamente. Quando leggo di ragazzi di 18-19 anni che si schiantano al sabato sera mi piange il cuore. Piuttosto prendete un taxi, o dormite in auto, o fate come me che una volta, d’inverno, sono tornato da Milano a casa a Monza a piedi, proprio come dimostrazione che bisogna fare di tutto pur di non mettersi alla guida da brilli. Amo i giovani, sono il nostro futuro, non rovinatevi la vita".

Fine anno, tempo di auguri. Alla Brianza cosa augura?

"Io la adoro, ci sono cresciuto, anche sei i miei sono originari della Sicilia, ci vivo bene. L’augurio è che tutti i brianzoli possano starci bene, come me".

Per se stesso?

"Io mi auguro di continuare a donare sorrisi a tante persone. Forse non si sa, ma oltre ai messaggi degli hater, ne ricevo tanti di persone malate, che sono in momenti difficili, che mi scrivono in privato per un saluto, un cenno di conforto. Quindi mi auguro di continuare a essere me stesso, con i miei pregi e difetti".

Ma un sogno nel cassetto?

"Un sogno è quello di aprire una champagneria mia, insieme al mio amico Nevio. Ma, ve lo confesso, ne ho uno ancora più profondo: a 47 anni non ho ancora una famiglia, un figlio. Ho soldi, popolarità, amici, donne, inviti in discoteche e locali di tutta Italia, ma è come se non avessi niente".