Licenziamenti alla Rottapharm Biotech: ultimo appello

Domani il vertice con il ministero per trovare una soluzione ai 76 esuberi (su 86 addetti) dichiarati dall’azienda farmaceutica

Resta ormai poco dell’azienda farmaceutica fiore all’occhiello della città di Monza

Resta ormai poco dell’azienda farmaceutica fiore all’occhiello della città di Monza

Monza, 13 maggio 2020 - Licenziamenti Rottapharm Biotech, domani l’incontro con il ministero del Lavoro. L’ultima tappa di una trattativa sindacale che sta tentando di trovare un accordo entro il 18 maggio. Oltre quella data i 76 licenziamenti annunciati (68 in Brianza e 8 nella sede friulana, su 86 dipendenti: si salvano soltanto i 10 dirigenti per garantire "continuazione dell’attività nell’ambito del nuovo modello di business") saranno effettivi.

"Al momento la situazione non si è mossa, l’azienda è rimasta sulla sua posizione, ma spero che davanti al Ministero si possa arrivare a un punto di incontro", l’aggiornamento di Tiziano Cogliati della Cisl Monza e Brianza alla vigilia della trattativa romana. Anche se l’azienda proprio in questi giorni avrebbe rilanciato, offrendo ai lavoratori incentivi economici superiori rispetto a quelli proposti inizialmente e che ammontavano a 12 mensilità e 400 euro per ogni anno di anzianità oltre a un servizio di outplacement specializzato (ovvero di supporto alla ricerca di un nuovo lavoro) e, dove possibile, ricollocamenti interni in altre posizioni.

Una cifra che i sindacati avevano ritenuto "non sufficiente per il settore farmaceutico". Adesso, però, gli incentivi sarebbero maggiori e il rilancio dell’azienda potrebbe essere il primo passo per un avvicinamento verso l’accordo. Impossibile un passo indietro. Impraticabile la strada di ritirare i licenziamenti. Perché "non è un problema contingente bensì strutturale e, quindi, di carattere definitivo". Eppure un tentativo c’è stato. Nel 2014, proprio con la nascita di Rottapharm Biotech a seguito dello spin-off dell’intero Centro di Ricerca e Sviluppo di Rottapharm|Madaus, circa un centinaio di ricercatori e oltre 4mila metri di laboratori. "Una scelta coraggiosa - aveva spiegato la società -, con oltre 100 milioni di euro investiti in 5 anni senza alcun ritorno sull’investimento, adottata sino a oggi anche per tutelare, nel medio periodo, i ricercatori del gruppo, rispetto alla contrazione in tutto il mondo degli organici e delle strutture di ricerca delle multinazionali farmaceutiche, oggi economicamente e strategicamente non più affrontabile".

Cinque anni in cui l’azienda "ha sviluppato internamente e senza alcun contributo finanziario esterno oltre una decina di progetti di farmaci in diverse aree terapeutiche, dalle malattie reumatologiche alla terapia del dolore, dalle malattie neurodegenerative all’oncologia. Ma nonostante ciò tutti i progetti non hanno portato a risultati concreti". E quindi, serve "con urgenza un cambiamento nel modello di business, dirottando gli investimenti su spin-off universitari e piccole biotech nazionali e internazionali. E per questo, secondo l’azienda, "non si può evitare, in tutto o in parte, il licenziamento collettivo".