
L’ex lavanderia della mafia Ora è la casa dei cittadini
Sicurezza e welfare nell’ex lavanderia della mafia, a Velate, uno dei beni sottratti alla criminalità organizzata in Brianza e tornati alla comunità. Vigili, sportello lavoro, assistenza per bandi e Spid, aiuto agli stranieri, porte aperte ai cittadini nell’ex negozio di via Deledda che è sempre più casa della legalità. Dagli affari sporchi a simbolo di rinascita vissuto ogni giorno dal quartiere.
Aperto da un anno e mezzo, l’amministrazione continua a riempire lo stabile di contenuti. All’inizio è stato lo sportello della polizia locale a segnare il cambiamento, aperto ogni giovedì dalle 10 alle 12.30 nell’ottica di avvicinarsi alle persone, mentre il lunedì (dalle 9 alle 13) e il mercoledì (dalle 14 alle 16) tocca ad Afol, l’Agenzia per il collocamento (prenotazione obbligatoria 039.59.66.680; l.panzera@afolmb.it). Il venerdì mattina (dalle 9.30 alle 12.30) è il turno dell’ufficio Stranieri: anche in questo si accede su appuntamento (chiamando da lunedì a venerdì dalle 9 alle 18 il 351.63.03.621 o inviando una mail all’indirizzo sportellostranieri@comune.usmatevelate.mb.it). Tutti i giovedì pomeriggio (dalle 14.30 alle 17.30) è operativo invece Si, lo spazio di Offerta Sociale a supporto dei servizi messi in campo dal Comune. Il personale aiuta i cittadini a compilare pratiche che richiedono capacità informatiche. Per fissare un incontro bisogna scrivere una e-mail all’indirizzo sportello.si@offertasociale.it, o chiamare il numero 371.62.70.215. "L’obiettivo è decentrare prestazioni avvicinandole anche fisicamente alla gente, un traguardo che abbiamo perseguito valorizzando il rilancio di un immobile requisito - dicono il sindaco Lisa Mandelli e l’assessore al Patrimonio Mario Sacchi -. Oggi lo spazio è frequentato per quattro giorni a settimana da un’utenza trasversale e risponde alla necessità di facilitare il dialogo fra abitanti e servizi al pubblico, siano essi municipali, o legati a tematiche strettamente correlate al territorio". Via Deledda è uno dei 322 beni sottratti alle cosche in provincia e uno dei 1.153 riassegnati in Lombardia. C’è di tutto: ville, terreni agricoli, box, magazzini, attività commerciali, una novantina di appartamenti. Il mattone resta l’investimento preferito dai boss, "per questo la confisca, risposta culturale della società sana alle infiltrazioni mafiose, è uno strumento essenziale nella lotta alle associazioni criminali", sottolineano ad Anbsc (Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla criminalità). Libera denuncia da tempo che molte amministrazioni non ne vogliono sapere di gestire ex lavanderie di denaro sporco per la difficoltà che comporta e invece Usmate ci ha messo la faccia. E i soldi: 25mila per gli arredi, più 33mila euro, oltre agli altri 33mila dal Pirellone.