L’esercito degli steward 12 ore in piedi per pochi euro

Con le pettorine gialle controllano giorno e notte il perimetro e le hospitality. Disoccupati attempati e studenti insieme, un gruppo è arrivato dal Lazio

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di Marco Galvani

La sveglia è suonata all’alba. Suo figlio l’ha accompagnato al punto di ritrovo, poi quando sono arrivati anche tutti gli altri, il capo li ha fatti salire sul pulmino e via, direzione autodromo di Monza. Una ventina o poco più. Tutti della zona di Roma e dintorni. "Io sono stato il primo a presentarmi, ho troppo bisogno di questo lavoro, volevo iniziare bene questa occasione di fare qualche soldino". Quanti, ancora non lo sa. Ha sessant’anni, è rimasto senza lavoro, "ero nel campo dell’edilizia, ma poi la cosa non ha girato. E piuttosto che starmene a casa a non far nulla e aspettare solo il reddito di cittadinanza, ho accettato questo lavoro senza fare troppe domande". Come lui tanti “ex ragazzi“, ma pure molti giovani. Studenti e chi, invece, magari neo laureato, "aspettando un’occasione migliore vengo qui". Tanti abitano in zona, altrettanti arrivano da lontano. Dal Lazio, appunto. "Faccio le partite di calcio, abbiamo fatto gli Europei di nuoto, i concerti, ma questo è il mio primo Gran premio di Formula Uno", confessa uno dei mille steward che in questo fine settimana controllano giorno e notte i confini del circuito e, all’interno del perimetro dell’autodromo, le hospitality. Sono i ragazzi con le pettorine gialle disseminate in ogni angolo. "Pensa che non ho mai messo piede a Monza. Non so neanche bene dove alloggiamo". La sistemazione per loro, che vengono da fuori, è in una delle palestre attorno al Parco. Ognuno ha la sua brandina. Null’altro.

"In base ai turni ci raduniamo e una navetta ci porta in circuito. Dodici ore filate, sotto il sole, poi di nuovo dritti in branda". È una maratona di quattro giorni. "Comunque, per una partita ci danno 45 euro, speriamo che visto che siamo in trasferta arrivino a 70. Ma alla fine per me l’importante è dimostrare che sono affidabile, così poi mi richiamano". Gli basta poco. Un panino, una bottiglietta d’acqua e due dritte su cosa fare. "Non ti sistemi, ma porti a casa qualcosa". Una fatica tirare quasi senza fiato fino a domenica sera. Anche se i più giovani non sentono ancora la fatica. E per loro il Gp diventa un’occasione per arrotondare la paghetta. Magari per pagarsi gli studi. Tra loro qualcuno s’è pure già laureato. Ma con il diploma appeso in cameretta non ci paghi le bollette. Tra part-time e contratti a termine, si trova il tempo per arruolarsi per Monza. E poi, in fondo, "per quello che devi fare, va bene così. Anche poche decine di euro al giorno. L’importante è che non accada nulla di strano, che i tifosi facciano i bravi e non alzino troppo il gomito, soprattutto di notte". Ma il grosso del lavoro comincia oggi. I piloti e pure loro, da oggi, fanno sul serio.