Legge salva-suicidi? Nessuno la applica

A denunciarlo l'associazione People In Debt che assiste le persone sovraindebitate. A cominciare dal caso Sergio Bramini

L'associazione People in Debt: da sinistra Pierantonio Sabini, Sergio Bramini e Maurizio F

L'associazione People in Debt: da sinistra Pierantonio Sabini, Sergio Bramini e Maurizio F

Monza, 28 novembre 2017 - La legge c'è, e «sarebbe anche magnifica» dicono loro. È la numero 3 del 2012 e prevede, in soldoni, che se ti sei sovraindebitato, se sei fallito ma non ne hai vera colpa, se insomma la tua vita economica è andata a rotoli, non vai punito. I soldi li devi restituire, certo - in genere alle banche, che sono spesso i primi creditori -, ma considerato che probabilmente nel corso della tua vita lavorativa hai già contribuito e pure lautamente a versare tasse al Fisco, questa volta lo Stato ti viene incontro.

Il tuo debito verrà ricalcolato in base alle tue attuali condizioni e potrai versare quanto dovuto secondo un piano di rientro più... umano. Sui giornali, l’avevano chiamata legge “salva suicidi”, ed è quasi inutile spiegare il perché, basti considerare quanti morti stanno accompagnando questi anni di crisi economica galoppante: 380 nel 2011, il 50% in più nel 2016, anche se l’Istat ha smesso perfino di tenerne conto. La legge in Italia è entrata in vigore nel 2012, recependo precisa richiesta dell’Unione europea, «anche se in Francia ne esisteva una analoga da almeno vent’anni» fanno sapere all’associazione People in Debt. E allora, cosa c’è che non va? «C’è che trovata la legge, si è trovata anche la scappatoia. E i Tribunali fallimentari si sono inventati una serie di meccanismi raffinati perché sia quasi impossibile applicarla» spiegano sempre gli esperti di People in Debt, associazione che riunisce contabili, avvocati, ingegneri gestionali, psicopedagogisti che aiutano, senza scopo di lucro, chi si trova strozzato dal debito a verificare la propria situazione debitoria, ad avviare le pratiche di sovraindebitamento, ad affrontare un percorso di supporto psicopedagogico per rialzare la testa senza annegare. In pochi mesi, solo in Brianza dove l’associazione è nata (sede a Monza in via Ramazzotti 24, telefono 039.9390), i casi piovuti sul tavolo dell’associazione sono già stati più di trenta.

Il problema, però, è che «il 90 per cento delle richieste di applicare la nuova legge viene respinto». Tecnicamente, basterebbe controllare che sussistano i requisiti previsti dalla legge per potervi accedere, vale a dire non bisogna aver fatto una bancarotta fraudolenta, incorrere in altri fallimenti a tre anni di distanza dal primo, aver distratto beni in maniera fraudolenta dal patrimonio o altri comportamenti simili. Insomma, se sei colpevole, non puoi accedere alla legge. Ma altrimenti... Il caso più famoso di cui si sta occupando ora l’associazione è già stato raccontato in maniera diffusa sul nostro giornale, ed è quello dell’ex imprenditore monzese Sergio Bramini, già fondatore della Icom, regina nel settore del trattamento rifiuti, capace di fatturare fino a 5 milioni di euro all’anno ma fallita nel 2011 per colpa... dello Stato, da cui avanza crediti pari a oltre 4 milioni di euro. Il Tribunale ha deciso, nonostante tutti i suoi strenui tentativi di opposizione legale, di mettere all’asta la sua villa e unica casa, dove vive con moglie, tre figli e una nipotina: il 15 dicembre si va all’asta. Tica tac, tic tac. Il prezzo dell’immobile (30 stanze, parco privato, piscina coperta) è stato ribassato in maniera esponenziale da oltre un milione di euro di valore stimato e la villa sarà battuta all’asta a 664mila euro. Poi, a ogni nuovo incanto, il valore scenderà di un altro 25 per cento. «Alla fine, prevedo che la venderanno a 200mila euro...» commenta amaro Bramini, sempre più disperato. E la legge salva suicidi? E il sovraindebitamento? Bramini lo ha chiesto, è stato nominato come da prassi l’Occ (Organismo di composizione della crisi), che dovrebbe appunto bloccare la vendita all’asta e ristrutturare il debito. Eppure, «anche se i requisiti ce li ho, invece di procedere come previsto dalla legge una vendita competitiva della mia casa, a cui io stesso sarei chiamato a concorrere, preferiscono andare avanti come un caterpillar con la svendita all’asta e il mio Occ mi ha già detto che il sovraindebitamento per me non si può fare, con una motivazione assurda, e cioè che mia moglie, a cui l’immobile è intestato, potrebbe fallire di nuovo». Intanto, Bramini sta provando a reagire con le sue ultime energie. E ha presentato denuncia penale contro il curatore fallimentare nominato dal Tribunale per atti falsi, abuso d’ufficio, favoreggiamento e truffa. E contro la banca creditrice (il Monte dei Paschi di Siena) per usura relativa ai tassi applicati sul mutuo bancario. Staremo a vedere.

STRATEGIE CONTRO IL SUICIDIO

«Alla People in Debt, la persona traumatizzata dal debito ha la possibilità di incontrare, prima di tutto, persone che hanno vissuto un trauma simile e lo hanno superato adottando strategie efficaci per riconquistare quella dignità e quel valore sociale “confiscati”, per esempio, dalle procedure fallimentari come accade per i beni patrimoniali. Lavoriamo avvalendoci di professionisti “Peer” (alla Pari) che sanno mettersi nei panni dell’altro (non perché lo hanno studiato o hanno conseguito dei titoli in tal senso ma perché, in prima persona, hanno vissuto ciò che vive l’altro». Maurizio Fratea, psicopedagogista, è uno dei professionisti dell’associazione e spiega cosa accade in situazioni simili. Come già pubblicato nel 2014 nel testo Peer Counseling della Disabilità, la Trasformazione di un’esperienza traumatica in una professione di aiuto (Ed. Maggioli), «il debitore vive costantemente la sensazione di avere un debito esistenziale e non solo economico che non saprà mai del tutto risanare. E, quando è in difficoltà anche gravi, preferisce cavarsela da solo, senza chiedere aiuto a nessuno soprattutto ai propri familiari o amici».

Trovarsi di fronte un proprio pari, può essere di grande aiuto. «Cerchiamo qualcuno in cui possiamo sperare di essere capiti e riconosciuti, qualcuno che ha già provato a dare un senso a una vita distrutta dal “debito” e messa a dura prova da quell’evento traumatico e dirompente, qualcuno i cui occhi, i cui sguardi siano uguali ai nostri. Qualcuno, insomma, che non ha “archiviato” le conseguenze del trauma ma che ha capitalizzato quell’esperienza trasformandola in un valido ed efficace “dispositivo di aiuto”, denominato Dispositivo Peer». Non è un caso che personaggi come l’imprenditore Sergio Bramini siano diventati, oltre che utenti, fra i primi volontari dell’associazione. E non è un caso che a mettere a disposizione gli spazi per la sede monzese sia l’avvocato Pierantonio Sabini (ex presidente del Consiglio comunale a Monza), uno dei primi in Italia ad accedere anni fa alla nuova legge per la ristrutturazione del debito. Peccato che appena se ne sono accorti, gli è arrivata un’intimazione di sfratto... anche se per ora è riuscita a rintuzzarla.