Le centrali aprono le porte Un tuffo nella storia

La Bertini fu costruita a fine Ottocento per portare l’elettricità a Milano. La Esterle, più magnificente dal punto di vista architettonico, 15 anni dopo

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di Barbara Calderola

Viaggio sulle rive dell’Adda nel passato e nel presente dell’industria alla scoperta delle centrali storiche del territorio.

Nate più di un secolo fa e ancora perfettamente funzionanti, spinsero lo sviluppo e la nascita di un polo del tessile che ha dettato legge per decenni e oggi hanno ancora un ruolo essenziale sul fronte strategico dell’approvvigionamento energetico. Weekend fra arte e scienza per ragazzi e famiglie con “l’Impresa elettrizzante“, porte aperte a sei delle otto turbine idroelettriche all’interno del perimetro dell’Ecomuseo che firma l’evento. A Cornate, la Bertini (1898) e la Esterle (1914), vere e proprie star visitate ogni anno da un esercito di curiosi. La più vecchia fu costruita per portare l’elettricità a Milano, la seconda, più magnificente dal punto di vista architettonico, 15 anni dopo.

È una delle sale macchina più antiche e più belle d’Europa. Tra il 1910 e il 1914 per rispondere alla crescente domanda di energia all’ombra della Madonnina, fu costruita appena a monte del ponte San Michele la diga di Robbiate.

Un canale di derivazione di 5 chilometri quasi tutto in galleria alimentò la Esterle, dal nome di Carlo, primo consigliere delegato della società. Ancora oggi continuano a funzionare le attrezzature originarie. Per potenza, le strutture di casa sono seconde al mondo solo alla Centrale americana delle Cascate del Niagara.

Accanto all’immensa opera idraulica sorge il Museo Edison, dove sono custoditi tutti i progetti che hanno fatto la storia del marchio. L’itinerario prosegue a Trezzo con la Enel-Taccani, gioiello del Liberty, per passare all’Adda Energia di Crespi, al servizio del cotonificio e del famoso Villaggio Operaio dal 1909. Delle quattro è la più piccola, ma è una chicca con il parquet e il pannello di controllo delle turbine rigorosamente originali.

Poi ci si sono l’Italgen a Vaprio (1951) e il Linificio Canipificio Nazionale a Fara Gera (1895).

"L’appuntamento – spiegano all’Ecomuseo – non rimanda solo alla grande impresa della crescita delle fabbriche: oggi, crediamo che una nuova energia, un nuovo motore di rilancio per il territorio possa nascere dalla cultura e dal turismo. Abbiamo scelto questo nome per un appuntamento che si colloca in una primavera di ripartenza dopo il difficile periodo della pandemia, un evento che nasce mettendo a sistema attori diversi con un obiettivo comune: valorizzare la ricchezza dell’archeologia industriale della zona".

Informazioni su orari e prenotazioni sono a disposizione sul sito www.ecomuseoaddadileonardo.it.