L’ambasciatrice dell’inclusione

Irene Sarpato nominata rappresentante italiana nel mondo della fondazione americana “Billion Strong“

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di Alessandro Crisafulli

La diversità e la disabilità come talento. Opportunità. Valore aggiunto. Per la comunità ma anche e soprattutto per le aziende. Contro ogni pregiudizio e stereotipo. Demolendo ogni tipo di barriera, con la forza delle parole, dell’esempio, della condivisione e della contaminazione. Irene Sarpato, 43enne di Desio, è ambasciatrice in Italia e nel mondo di questa missione. All’interno dell’azienda dove lavora, una multinazionale tedesca, ma anche all’esterno: nella vita i tutti i giorni, nei mille progetti di cui è primattrice, e nel suo nuovo, prestigioso, incarico: rappresentante per il Belpaese nel board di "Billion Strong", un’organizzazione identitaria nata negli Stati Uniti, che unisce le voci delle persone con disabilità e delle associazioni attraverso una piattaforma digitale per fare rete e promuovere la cultura dell’inclusione.

"Sono molto fiera di questo incarico – dice Irene –. Crediamo fortemente nel potere dell’unione e del network per sfidare stereotipi e pregiudizi e per affrontare la disuguaglianza". Questa nuova realtà ha grandi progetti a livello globale: dare forza alla community, in modo che le voci dei disabili siano ascoltate e valorizzate, costruendo un orgoglio identitario della disabilità; proporre formazione e risorse per creare consapevolezza sui punti di forza di queste persone; condividere buone pratiche; sviluppare una tecnologia accessibile a tutti, un’economia condivisa e molto altro.

Una sfida affascinante, iniziata tempo fa con la tesi di laurea sulla salute mentale e le discriminazioni, nella storia, per chi ne ha sofferto. E amplificatasi, se possibile, quando, di recente, ha avuto la conferma di essere "asperger", cioè con una neurodiversità, "che per me è qualcosa di meraviglioso, perchè tutti siamo diversi ed è da qui che si cresce". Una sfida che combatte per valorizzare tutti i tipi di disabilità e diversità, fisica e psicologica, impegnandosi per l’empowerment femminile, per la comunità Lgbtbq, per la parità di genere e via dicendo. Puntando anche a dare spazio, voce, opportunità di queste persone all’interno del mondo del lavoro.

"Spesso le aziende e non assumono nemmeno le persone con disabilità previste per legge e preferiscono pagare una sanzione – dice –. E’ assurdo. Un comportamento impregnato di pregiudizi e stereotipi. Spesso la narrazione sulla disabilità è infarcita di frasi fatte, patetiche, di compassione, invece queste persone possono fare e dare tanto. La diversità è assolutamente un valore aggiunto perchè permette di vedere il problema magari da un’altra prospettiva e chissà trovare soluzioni nuove, anche migliori. Nel mondo anglosassone su questo fronte sono più avanti, per fortuna anche in Europa adesso si inizia a invertire la rotta e investire. Ci sono diversi studi che certificano come un ambiente di lavoro inclusivo abbia un impatto positivo anche sul business". Un impatto positivo che lei ha su tutto quello che dice e fa, in questo senso. E le piacerebbe poter fare anche nella sua città: "Io sono sempre aperta a tutti i progetti, le collaborazioni, le iniziative che vanno in questa direzione – conferma – tanto più, quindi, nel territorio dove vivo. Ci sono due aspetti, però, fondamentali: quello di normalizzare la conversazione sulla disabilità e diversità e di realizzare i progetti coinvolgendo e valorizzando le persone".