BARBARA CALDEROLA
Cronaca

La svolta della Fimer Clementy ci riprova La proprietà si convince: "Offerta vantaggiosa"

L’azienda in crisi si affida al fondo inglese, ma serve l’ok del tribunale

La svolta della Fimer Clementy ci riprova La proprietà si convince: "Offerta vantaggiosa"

di Barbara Calderola

Un duello fra due fondi inglesi per il salvataggio di Fimer: Greybull-McLaren aveva provato a rilanciare con un’offerta da 50 milioni, ma il colosso brianzolo degli inverter per fotovoltaico a un passo dal crac ha fatto sapere di aver ritenuto più convincente quella di Clementy. La svolta nella notte fra lunedì e martedì, ma per andare avanti serve l’approvazione del tribunale. Il Cda ha spiegato che la proposta per la quale ha optato "è più vantaggiosa per la società, i dipendenti, i creditori sia in termini di liquidità e di ricapitalizzazione che di conservazione degli asset aziendali". Significa soldi freschi e un piano di rilancio. Il fondo Clementy è specializzato in salvataggio di imprese in difficoltà e vanta investimenti per 8 miliardi, Fimer è uno dei principali fornitori al mondo di apparecchiature per l’energia rinnovabile e sistemi di mobilità elettrica. Negli stabilimenti del gruppo, a Velasca e a Terranuova Bracciolini, in Toscana, lavorano 400 persone, oggi in contratto di solidarietà. Gli ordini non mancano, ma i soldi per comprare i componenti sì e la produzione "è praticamente ferma", dice Stefano Bucchioni della Cgil. "L’acquisizione – ancora il Consiglio di amministrazione – ci offrirà le risorse necessarie per proseguire l’attività". Cosa sia successo fra maggio, quando la partita sembrava chiusa con Greybull, e oggi, "dove invece torna in campo il contendente che aveva lasciato in polemica – ricordano Fim e Fiom – è tutto da chiarire". Come il contenuto dell’accordo.

A fine aprile, quando Clementy abbandonò la partita, il contratto con i vimercatesi valeva 95 milioni e c’era pronto un esborso immediato di 30, ma il presidente Pierre Michel Louvrier fece un passo indietro imputandolo "alle inadempienze della proprietà, prima fra tutte la mancata emissione delle azioni che avrebbero consentito l’avvio dell’operazione". Aveva aggiunto di essere "molto preoccupato per la sorte dei lavoratori e delle loro famiglie". Evidentemente qualcosa è cambiato. Oggi, operai e impiegati aspettano la convocazione dell’azienda e soprattutto la valutazione del giudice di Milano che ha nominato due commissari per presentare un piano di concordato entro il 21 agosto.