"La ’ndrangheta ci ha colonizzati"

La denuncia nel libro-inchiesta di Silvana Carcano. Il senatore Corbetta: "Serve un salto culturale"

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di Dario Crippa

Anche la pandemia è occasione ghiotta per la criminalità organizzata, "la stessa Alessandra Dolci, capo della Dda (la Direzione distrettuale antimafia) di Milano ha detto che ci sono già inchieste su temi come le forniture sanitarie. Perché la ‘ndrangheta cerca tutte le occasioni per fare soldi facili e conquistare". Parole di Silvana Carcano, già consigliere regionale del Movimento 5 Stelle e componente della Commissione Antimafia Regionale della Lombardia dal 2013 al 2018, attuale consulente della Commissione Parlamentare Antimafia su Rapporti tra criminalità organizzata e logge massoniche. E fresca autrice di un libro “Fenomeno mafioso e corruzione nel nord Italia: il caso della provincia di Monza e Brianza”, presentato ieri in streaming con il senatore grillino Gianmarco Corbetta membro della Commissione Antimafia, pubblicato gratuitamente in formato pdf sul sito http:gianmarcocorbetta.it.

"Un atto d’amore - hanno spiegato Carcano e Corbetta - nei confronti della terra dove siamo nati e abbiamo vissuto fino ad oggi. Lo abbiamo pensato come uno strumento concreto per gli amministratori locali nel combattere la criminalità organizzata che imperversa nella nostra Brianza. Lo invieremo a tutti i sindaci del nostro territorio, nella speranza che possa essere di supporto nella difesa della legalità". Il libro parte dall’inchiesta Crimine-Infinito (oltre 50 arresti in Brianza, più di 300 in Italia), che nel 2010 svelò a pervasività della criminalità organizzata sul territorio brianzolo. Ma da allora, a detta di Corbetta, non molto è cambiato. Le inchieste si sono susseguite ("almeno 15" ricorda la Carcano), "ma questo fenomeno è stato spesso sminuito, sottovalutato, talvolta negato". "Dalle indagini - ha aggiunto Corbetta - era emersa l’imponente struttura della ‘ndrangheta brianzola, dotata di un’organizzazione verticistica e una rete di attività criminali analoghe a quelle presenti nei territori calabresi d’origine.

Oggi, 10 anni dopo, dobbiamo constatare che non si produsse alcuna presa di coscienza. Spenti i riflettori mediatici, nella memoria collettiva la potenza e la pervasività del fenomeno furono presto ridimensionate e dimenticate". "Eppure la ‘ndrangheta continuava a intimidire, a incendiare, a sparare, a gestire il traffico della droga e delle armi. Attraverso l’usura si appropriava di bar, pizzerie e locali notturni; infiltrandosi sempre più nel tessuto economico faceva sistema con pezzi di economia e di politica; piazzando i suoi uomini all’interno di aziende sane ne prendeva progressivamente il controllo; indirizzando pacchetti di voti faceva eleggere i suoi candidati nelle amministrazioni comunali". Silvana Carcano si è posta delle domande: "Come è stato possibile giungere a questa colonizzazione?". In una terra in cui spesso gli imprenditori non denunciano, "vuoi per timore, vuoi per convenienza. Un paradosso, nel sistema brianzolo così laborioso". E allora, che fare? "Serve un cambiamento culturale basato sulla diffusa conoscenza della realtà mafiosa e del suo impatto sociale ed economico".