La lezione di Rachele, pilota di rally "La meccanica è anche donna"

La campionessa del volante all’Hensemberger per sfidare gli stereotipi degli studi più adatti ai maschi

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di Cristina Bertolini

Le bambole? "Mai avute". A volte qualche parente gliele regalava ma lei le usava solo per tagliargli i capelli. Mentre i suoi genitori "sono sempre stati furbi" e a lei - nata con la fibrosi cistica - "regalavano giochi per cui era necessario sempre un po’ di movimento, per tenere allenati i polmoni. La macchinina era quella che dovevi spingere coi piedi". Poi il papà Luca - pilota di auto negli anni Novanta - è arrivato a casa con una jeep elettrica. Rachele Somaschini gattonava ancora e quel mezzo è rimasto parcheggiato in salotto prima che lei riuscisse ad arrivare ai pedali. Da una decina d’anni, però, quei pedali sono collegati a un motore. Nel cofano di una macchina da rally. Rachele corre - anche per raccogliere fondi per la ricerca sulla fibrosi cistica - e vince. Battendo spesso e volentieri i colleghi maschi. Senza timori. Senza soggezioni. Questo è il messaggio di Rachele agli studenti dell’Hensemberger di Monza. Soprattutto alle (poche) ragazze iscritte in una scuola superiore a netta prevalenza maschile. Eppure le ragazze hanno una marcia in più.

Rachele lo sa bene. Con la diffidenza ci fa i conti spesso: "Quando siamo in 200 concorrenti di cui io unica donna o quasi – racconta – ci sono alcune persone corrette e aperte, ma molti altri cominciano a fare battute, a dubitare della mia prestanza fisica e persino ai campionati italiani, quando riesco a vincere, gli irriducibili mi chiedono se sono in grado di uscire dall’auto e di sollevare la coppa". Rachele porta la sua esperienza di atleta e di donna che si fa largo in un contesto ancora fortemente maschile (a volte pure maschilista), proprio all’istituto superiore monzese specializzato in meccanica, meccatronica e informatica. Una scuola popolata quasi totalmente da studenti maschi. Eppure Rachele vuolle andare oltre proprio nell’ottica di ridurre i pregiudizi e stimolare sempre più ragazze ad accostarsi alle discipline tecnico scientifiche, da sempre appannaggio maschile. Anche per questo la scuola ha avviato da quest’anno il progetto “SheStem“ (Scienze, tecnologia, ingegneria, matematica) con un open day rivolto alle ragazze con visita ai laboratori di meccanica, elettronica e informatica e una mostra fotografica diffusa sulle pareti della scuola che ricorda le principali figure femminili che hanno dato un contributo significativo al mondo scientifico.

"Le ragazze si stanno avvicinando all’informatica, mentre i corsi di elettronica e meccanica sono ancora appannaggio maschile – fa i conti la professoressa di Matematica Danya Facchinetti –: al momento sono iscritte solo una decina di ragazze sui 5 anni dei due corsi". In generale, invece, sono in leggero aumento le ragazze che scelgono gli studi scientifici, ma gli stereotipi di genere pesano ancora. Le materie scientifiche continuano ad essere percepite dalle ragazze come poco adatte a loro e la percentuale delle ragazze iscritte alle facoltà Stem (Scienze, tecnologia, ingegneria, matematica) si aggira intorno al 18%.

La Commissione Europea sottolinea che le discipline scientifiche e matematiche sono "fondamentali per guidare la doppia transizione verso un’economia verde e digitale, in un momento di rapida innovazione tecnologica. Il progetto dell’Hensemberger proseguirà con il convegno “Donne e STEM: un binomio di successo“, l’11 febbraio, in occasione della Giornata mondiale delle Donne nella Scienza.