
La famiglia napoletana e il pizzaiolo egiziano "Ci sentiamo a casa"
Il quartiere sembra quasi una città nella città. Nel tempo ha faticato ad assumere la sua fisionomia sociale, tra residenti storici, nuovi arrivi dal sud Italia prima e da tutto il mondo da un decennio a questa parte. Lo staff dell’associazione culturale “Liberi svincoli“ ha tracciato l’identikit del quartiere San Rocco in un video partecipato realizzato insieme agli educatori del Centro aggregazione giovanile La Bussola, che opera proprio nel rione, gestito dalla cooperativa sociale Meta. Titolo: “Monza San Rocco solo andata“.
"Alcuni mesi fa, gli educatori de La Bussola hanno partecipato a uno dei nostri corsi per insegnare le tecniche del video partecipativo – racconta Giorgia Mosca, ideatrice del video con Cristina Maurelli –. Dopo la parte teorica si sarebbero dovuti cimentare con la realizzazione pratica di un video, ma invece di una realtà esterna, hanno rappresentato il loro quartiere, attraverso le voci di alcuni cittadini". Hanno incontrato residenti da generazioni, come la signora Angela che si ricorda il quartiere agricolo della sua infanzia, divenuto poi industriale e operaio. La signora Paola, porta la sua esperienza di immigrata dal sud, quando il marito si è trasferito a Milano per lavoro. E poi c’è Ebram Sarwat, il pizzaiolo egiziano, in Italia del 2009: "I miei figli si sono trovati bene a scuola, le maestre sono molto brave. Ci sono tanti stranieri a San Rocco, perciò io non mi sento straniero: sono qui da tanto tempo. I miei clienti sono quasi tutti calabresi, napoletani e siciliani". "Vivere a San Rocco – chiude il cerchio Davide Russo, educatore de La Bussola – significa vivere in un luogo dove esci di casa e senti il calore delle persone".
C.B.