La Comunità del cibo a km zero

Una rete tra Distretto per l’economia solidale, associazione “Prendiamoci cura“ e Gruppi d’acquisto familiare

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di Cristina Bertolini

Parte dalla Brianza e si allarga a macchia d’olio su tutta la Lombardia la “Comunità del cibo“, un’aggregazione di numerosi partner con l’obiettivo di valorizzare la produzione e vendita di i cibo a chilometri zero. Novità: la creazione di una rete di logistica che crea posti di lavoro. Tre gli attori, il Distretto per l’economia solidale Brianza (DesBri), l’Associazione “Prendiamoci cura“ di Rho e “Il mondo dei Gaf“ (Gruppi di acquisto familiare), che hanno vinto un bando indetto dall’Associazione nazionale Coenergia per la costruzione dei pasti con i produttori. "L’idea portante – spiega Sara Didoni, tra i soci fondatori di DesBri. – è che si possa passare da ciechi consumatori a parte attiva del pensiero e dell’organizzazione del commercio di cibo, dalla semina alla tavola". Dal 2012 il DesBri rafforza le relazioni tra contadini, produttori e consumatori, a vantaggio della filiera corta e delle produzioni nel rispetto dell’ambiente. L’associazione brianzola fa rete con “Prendiamoci cura“, associazione di promozione sociale che raggruppa i Gas, Gruppi d’acquisto solidale di Rho Bollate, Vanzago, Senago, Lainate e Cormano, oltre ad essere in rete con diversi Gas del territorio Nord-Ovest dell’hinterland milanese. La realtà dei Gas è diffusa anche in Brianza e tutti insieme fanno massa critica, per creare economie di scala, vantaggiose sia per chi compra che per i piccoli produttori locali, altrimenti schiacciati dalla grande distribuzione.

Al movimento del consumo a chilometro zero mancava l’anello della distribuzione solidale, ora coperto dai Gaf, Gruppi di acquisto familiare, che acquistano in un unico ordine per tante famiglie e hanno sviluppato anche un sistema di recupero delle eccedenze dei produttori, degli orti e dei mercati, redistribuendoli a enti e situazioni di fragilità. Per questa parte vengono impiegati lavoratori addetti a raccolta, immagazzinaggio, imballaggio e distribuzione, creando quindi anche una decina di posti di lavoro. Si tratta di un’organizzazione complessa e sperimentale con mille rivoli partecipanti da associazioni come Slow food Monza Brianza a una quarantina di gruppi di acquisto solidale che comprendono a loro vota 30 - 40 famiglie ciascuno, per un totale di migliaia di persone coinvolte.