
Il brigadiere Salvatore Incorvaia
Vimercate (Monza), 18 marzo 2016 - Non verrà riaperto dopo 21 anni il 'cold case' della morte del brigadiere Salvatore Incorvaia. E i familiari si rivolgeranno ai giudici di Milano o di Strasburgo. Il gip del Tribunale di Monza Pierangela Renda ha infatti archiviato, come aveva chiesto la Procura monzese, l'ennesima richiesta di riapertura dell'inchiesta sul presunto suicidio del 34enne vicecomandante della caserma di Vimercate trovato senza vita il 16 giugno del '94 sulla sua Audi 80 nelle campagne della frazione di Oreno con un colpo di pistola alla tempia. A insistere ancora sulla necessità di nuovi accertamenti sono il padre di Salvatore Incorvaia, Giuseppe, 85 anni, che è convinto che suo figlio sia stato ucciso perchè aveva scoperto una vicenda scomoda che coinvolgeva personaggi di alto livello - tanto che alla Procura di Monza è stata presentata (e ora archiviata) anche una denuncia nei confronti di 5 persone che avrebbero commesso una serie di errori strumentali al depistaggio delle indagini.
Giuseppe Incorvaia, con i figli Sabina e Gianmarco, si sono rivolti all'avvocato Eduardo Rotondi e al criminologo Carmelo Lavorino, autore di una consulenza tecnica basata su nuovi elementi investigativi sulle tracce di sangue e sulla ricostruzione tridimensionale del luogo dei fatti ottenuti con nuove tecniche scientifiche, che ora hanno intenzione di rivolgersi alla Procura di Milano e, se necessario, alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo.