
"Siamo stati lì, ancora non si è capito bene cosa sia accaduto, se quella bombola potesse essere in quella casa, per quale ragione abbia perso gas… Tante domande a cui speriamo che l’inchiesta possa dare risposta". Vittoria Valeri è la cugina di Manuela Mancini, morta martedì dopo quattro giorni di agonia al Centro grandi usionati di Brindisi. Manuela era nella sua Puglia, in Salento, da pochi giorni, in quella che era la sua casa di famiglia, e che ormai da anni aveva affidato a un’agenzia per farne un Bed and Breakfast. Monzese, giornalista, appassionata di cultura olistica e di filosofie orientali, Manuela Mancini, 53 anni, avrebbe dovuto cominciare fra pochi giorni i corsi di BioDanza, disciplina in cui si era specializzata. Una tragedia ha cambiato tutto il 19 agosto.
La bombola della sua casa ha perso gas, si è creata forse una bolla che ha preso fuoco e la fiammata l’ha investita in pieno provocandole ustioni di secondo grado su tutto il corpo. Ustioni troppo gravi per sopravvivere. La Procura di Lecce ha aperto un’inchiesta, il pm deve decidere se ordinare o meno un’autopsia. Manuela non aveva più nessuno. I genitori erano morti di recente, il compagno l’ha raggiunta subito dopo aver appreso dell’incidente e alla dolorosa burocrazia stanno pensando gli zii. "Da quanto abbiamo saputo, la fiammata ha investito in pieno Manuela, provocando danni anche all’appartamento: è stata devastante – le parole della cugina –. Dobbiamo ancora decidere dove seppellire Manuela e dove celebrare il funerale, vorremmo portarla nella tomba di famiglia a Pesaro. Ci ha commosso scoprire quante persone le volessero bene".
Dario Crippa